Galleggiare

È come guardare un abisso. Vengono le vertigini, si vorrebbe fare un passo indietro, ma si tratta anche di soldi nostri quindi è bene saperlo. Nel buco nero della pubblica amministrazione sono finiti altri quattro miliardi. È il saldo 2015 del danno per appalti truccati, consulenze non necessarie, assenteismo da «furbetti del cartellino», vale a dire quelle irregolarità in capo ai dipendenti pubblici infedeli.

Per reati nel settore delle gare pubbliche sono state denunciate 3590 persone dalla task force della Guardia di finanza che si sta occupando della scivolosa materia. La malattia è evidentissima. Si va dagli appalti gonfiati alle procedure truccate, dai doppi incarichi all’attribuzione facile di pensioni non dovute, dalle indennità fasulle al virus dell’assenteismo assurto a sistema. Una babele difficilmente controllabile, che pesa sull’efficienza della già elefantiaca macchina amministrativa e che nel 2015 è costata quattro miliardi di euro alle casse dello Stato.

Proprio ieri l’editorialista del Financial Times, Wolfgang Munchau, ha sottolineato come le analogìe fra Italia e Grecia continuino ad esistere (mancata crescita, sofferenze bancarie, debito pubblico). E ha prefigurato scenari per nulla piacevoli teorizzando che «il male più grande è galleggiare».

Oggi non prendere di petto quei quattro miliardi di spese che derivano da comportamenti tossici è peggio che sottovalutare certi derivati nella pancia di certe banche. Se un medico lavora due ore al giorno in ospedale; se un amico all’Inps procura certificazioni false; se un impiegato timbra per poi andare al mare (tre dei tanti filoni d’inchiesta), il reato è loro. Ma il problema è di tutti.

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