Gettonificio Italia

La politica italiana somiglia sempre più a un luna park. Non è la solita denigrazione crassa, è un rilievo scientifico: per farla funzionare servono i gettoni.

L’avevamo scoperto grazie alla vicenda dei consiglieri delle commissioni permanenti di Agrigento, che in un anno avevano messo insieme 1.133 sedute per un totale di trecentomila euro di indennità di presenza (il famigerato gettone), con riunioni che duravano un quarto d’ora per decidere sul nulla. Ma adesso le inchieste della magistratura stanno scoperchiando un pentolone grande come la penisola, perché certi sistemi si tramandano lungo gli Appennini e creano unanimità d’intenti. A Torino i consiglieri di circoscrizione rischiano il rinvio a giudizio per essersi più volte riuniti «per non fare nulla».

A Genova, i consiglieri comunali sono stati obbligati a dotarsi di badge per testimoniare la presenza, dopo che uno di loro era entrato in seduta alle 14,48 ed era uscito alle 14,49 senza neppure togliersi il casco della moto. A Bari negli ultimi quattro mesi si sono svolte 50 sedute di commissioni a settimana, 7 al giorno, 220 al mese. Poiché il gettone di presenza è di 72 euro lordi, si parla di 2.400 euro solo di presenze, un altro stipendio per fare conversazione. Ma il massimo della sfrontatezza l’hanno raggiunto i consiglieri di circoscrizione di Palermo, riunitisi – da verbale – il 13 e il 19 agosto per confrontarsi su un argomento decisivo: il posizionamento di salviette e asciugamani negli appositi contenitori. Argomento che neppure riguarda loro, ma semmai il Comune. Questa è l’Italia di sottogoverno e sotto-opposizione, quella che i cittadini sperano venga spazzata via in fretta. E i tanti consiglieri seri, avveduti, che operano per spirito di servizio? Quelli, di tutto cuore sconsigliano.

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