Il giovane Guglielmo

Aveva vent’anni Guglielmo Marconi quando arrivò al dunque dei suoi esperimenti sulle onde radio. Una notte svegliò la mamma e la costrinse a raggiungere la sua camera da letto. In pigiama le mostrò una meraviglia: pigiando un pulsante sul tavolino, il campanello a due metri di distanza suonava.

La madre ne uscì esterrefatta – era il 1894, esattamente 120 anni fa – e la mattina successiva decise di mettere a disposizione i suoi risparmi per le ricerche del figlio. Un grande italiano stava inventando il telefono senza fili sfruttando le onde radio, negli anni successivi avrebbe sconfitto le potenti lobbies dei cavi elettrici, inglesi e americane. E lo avrebbe fatto andando a lottare a casa loro, a Londra, dove creò una factory per sviluppare progetti e fu finanziato da settori bancari che percepivano il valore dell’innovazione, coglievano il vento del futuro che precedeva impetuoso l’ingresso di quell’uomo in ogni stanza. Fino al Nobel.

La piccola storia ci piace perché ci dice due cose dell’oggi convulso in cui i giovani vengono definiti rinunciatari e appiattiti fino al punto da diventarlo davvero. Guglielmo Marconi quella notte inventò il wireless, pose la prima pietra per realizzare quell’edificio delle telecomunicazioni che avrebbe rivoluzionato il mondo con radio e televisione. Questo per significare alle ultime generazioni, quando ascoltano con sufficienza gli anziani che trasmettono esperienza, che è accaduto qualcosa anche prima di loro. Questo per testimoniare un’altra cosa: non credete a chi continua a sfinirvi con la fuga dei cervelli. Chi va ad affinarsi all’estero non scappa, semplicemente cerca una competizione maggiore per migliorarsi. Chi rimane chiuso in casa non diventerà mai Guglielmo Marconi, al massimo Guglielmo Tell.

© RIPRODUZIONE RISERVATA