Il pasticcio con le ruote

Su Le Monde c’è una vignetta velenosa. Un signore con i capelli biondi che potrebbe essere tedesco nuota a fatica dentro un salvagente con il logo della Volkswagen, scappando da ombre scure sotto il pelo dell’acqua.

Didascalia: «Un enorme branco di squali visto dal cielo». Squalo sopra, in evidente difficoltà, e squali sotto, pronti ad aprire le fauci e sbranarlo. È lo stato dell’arte nei giorni del grande scandalo, mentre uno dei marchi d’automobili più prestigioso del mondo si difende con la verità (e non potrebbe fare altro dopo essere stato colto con le mani nella marmellata diesel) e tutti gli altri sperano segretamente di portargli via qualche quota di mercato.

L’inganno del software truccato che modificava i dati sulle emissioni è clamoroso ed è sicuro che negli Stati Uniti avranno la mano pesante. La casa di Wolfsburg rischia una multa di 18 miliardi di dollari e ne ha subito accantonati 6,5 per far fronte all’emergenza per gli 11 milioni di richiami. Ieri il titolo ha perso il 20% e con le richieste di chiarimenti da parte di Francia, Corea del Sud, Australia, Italia si avvicinano giorni difficili.

Nella vicenda c’è qualcosa di singolare a riportarci alla vignetta di Le Monde: tutte le case hanno perso in Borsa, la faccenda getta ombra su un mondo in chiara ripresa dopo la lunga crisi. Comprensibile: Vw è sinonimo di auto. Popolare e al tempo stesso di qualità, affidabile, bella. Da 40 anni non c’è ragazzo che non sogni di guidare una Golf e coppia che non desideri godersi un weekend a bordo del mitico Maggiolino cabrio. Per questo il pasticcio non è la sconfitta di un marchio, ma è un po’ la sconfitta (temporanea) di tutti.

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