Il tweet alla bersagliera

Deve aver messo su la faccia seria, grave, rispettosa del momento. Deve aver aggrottato due ettari di fronte, spremendosi allo stremo. Gli italiani osservano i fatti di Parigi con sgomento, l’allerta va data, squillino le trombe e si rassicuri il Paese. Il Governo c’è, consapevole, pronto. La situazione è seria e richiede immediati tweet. Il popolo pende dalla sua tastiera, attende lumi.

Così lui, Angelino Alfano, da due governi suo malgrado ministro dell’Interno, imbraccia lo smartphone e digita, marziale: «Siamo parte di un’area del mondo destinataria di bersagli. Non possiamo sottovalutare nessun elemento», punto. Dont uorri, italian pipol: il Governo veglia su di voi.

Solo che il popolo non ha capito. Leggi quel tweet e ti prende un capogiro. Dunque. Saremmo bersagli noi, pensavamo. Solo che lui dice che siamo destinatari di bersagli. Cioè i bersagli ce li spedirebbero qui. A bersagliare noi? O a essere bersagliati loro da noi?

La gente è fatta così, Angelino: non capisce. E infatti, ingrata, risponde incredula all’avvertimento sulla caduta libera bersagli. «Che tradotto in italiano sarebbe?», chiede un follower inopportunamente burlone. «Poi uno dice stai calmo», reagisce un seguace del ministro, probabilmente preda di una tipica vertigine lessicale da tweet astratto. «Daje!», esorta invece un altro, pragmatico, mentre un esperto militare ipotizza messaggi in codice per scatenare una carica dei bersaglieri. Tra fanfara e fanfaroni, in effetti, siamo lì.

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