Italy

Contare le cifre è importante, ma ancora di più verificare quanto le cifre contino. Vale la pena sottolinearlo a proposito dei numeri di Expo 2015, resi noti a furor di popolo (chissà perché tutti quei misteri) e subito oggetto di polemici distinguo.

L’esposizione funziona, il ritorno d’immagine è palpabile, chi va è generalmente soddisfatto e i fantomatici numeri supportano le sensazioni positive: 15 milioni di biglietti venduti, 8 milioni di biglietti materialmente già emessi, 6,1 milioni di accessi sino a fine giugno, vale a dire nei primi due mesi.

Niente male, l’obiettivo di 20 milioni di visitatori era forse ottimistico, ma la proiezione ci dice che non siamo poi così lontani. Ci sono più espositori che a Shanghai, la consonanza fra tema e Paese ospitante (l’alimentazione e la sua declinazione a favore di chi non ne ha) c’è tutta.

Un’indagine statistica della società Gfk rivela infine che il turista Expo è contento; in una scala da uno a dieci, la positività è a 8,4 e il 54% dei visitatori dichiara di voler tornare. Detto questo fare le pulci alle cifre non è reato e c’è chi obietta che nel numero degli ingressi giornalieri sarebbero conteggiati gli addetti, i volontari, la vigilanza e gli omaggi, per un totale di diecimila persone al giorno. In attesa dell’ulteriore precisazione ci sembra di poter dire che l’Expo sia un’occasione vincente e non ha molto senso farsi venire una gastrite cronica nell’impeto critico.

Una ricerca di Google ci fa sapere che il terzo marchio più riconosciuto nel mondo dopo Coca Cola e Visa è Italy. Vale a dire il nostro Paese, il suo modello di vita, la sua bellezza, la sua cultura. È una confortante iniezione di fiducia, il resto sta a noi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA