La gaffe di Angela

«Non possiamo ospitare tutti». Angela Merkel è quasi materna mentre risponde alla domanda di una ragazzina palestinese in una scuola di Rostock. Almeno ci prova.

La giovinetta vive in Germania da quattro anni con la famiglia fuggita dal Libano e alla Kanzlerin ha chiesto in perfetto tedesco di poter coronare i suoi sogni, diventare grande lì e non dover temere un rimpatrio. Lo ha fatto con sussiego e gentilezza, possiamo immaginare l’emozione di una scolaresca che sa in anticipo di doversi trovare di fronte il primo ministro.

Frau Merkel spiega: «Ci sono migliaia di persone nei campi profughi palestinesi, non possiamo ospitare tutti». Una frase generica, persino di buon senso, ma pronunciata guardando lei, proprio lei e solo lei, la giovane palestinese. Che improvvisamente, travolta da quel nein interpretato come personale, si vede crollare il mondo addosso e silenziosamente comincia a piangere.

Il filmato sta facendo il giro del web (Youtube, Merkel Rostock) perché le lacrime sconsolate della piccola non si asciugano facilmente. La signora Merkel s’accorge della situazione, sa perfettamente che tutto è ripreso dalla telecamera, forse ricorda la sua gioventù nelle ristrettezze della Germania Est.

Allora si avvicina alla studentessa, prova a rincuorarla, sembra sinceramente intenerita. Ma anche senza Schauble nei paraggi la frittata è fatta. C’è solo il tempo di vedere un ragazzino biondo, compagno di classe della giovane, passarle un fazzoletto di carta. Gesto gentile e pragmatico. Una mano tesa, il senso dell’amicizia. Qualcosa di più forte e consolante della politica.

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