La parola magica? Expo

Gianlorenzo Barollo

In termini di frequenza ha preso il posto dello storico «cioè» e sta insidiando le false certezze del robusto intercalare «sicuramente». È la parola ricorrente del momento e lo sarà sempre più.

In termini di frequenza ha preso il posto dello storico «cioè» e sta insidiando le false certezze del robusto intercalare «sicuramente». È la parola ricorrente del momento e lo sarà sempre più visto che all’ora X dell’evento manca più di un anno.

Naturalmente la parola magica è Expo. Già Expo 2015, con la data che innesca il conto alla rovescia. Ma non è una missione per Marte, no è molto di più perché nell’Expo - ci ripetono a raffica - si giocano le sorti d’Italia, sarà una vetrina, sarà un’opportunità...

Sarà che altre idee latitano paurosamente. Ad ogni modo se la conversazione langue, se dal barbiere siete a corto di amabili argomenti, se volete distrarre un controllore sul treno perché non avete obliterato alla partenza, allora Expo è la parola giusta.

Ma i veri Maestri sono i nostri politici, capaci di exporvi per filo e per segno i vantaggi, la valorizzazione del territorio, la chiave del rilancio. E così ogni iniziativa pubblica diventa un evento exponibile: l’atteso tronco di pista ciclabile tra i campi, l’annuale mostra dei pittori locali, le manutenzioni dei lampioni e la pulizia delle aiuole.

Tutto confezionato «nell’ottica dell’Expo». L’Expomania, l’entusiasmo da exposizione, anche se un poco gassato, in questi tempi grigi è comunque encomiabile. Però resta un elemento a fare ombra all’enfasi retorica della politica nostrana, quel numero a fianco dell’Expo: 2015. Se lo guardi bene è anche una data di scadenza. Che ne sarà dell’Italia dopo l’Expo?

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