Polemiche in volo

Il pacco dono non è stato gradito. Si può sintetizzare così il rinnovato accordo di Sacbo con il colosso tedesco delle spedizioni Dhl, visto come fumo negli occhi da Save e Catullo, l’interlocutore veneziano-veronese che in questi mesi è seduto al tavolo con la società bergamasca per definire proprietà e gestione dell’aeroporto di Montichiari.

Il mal di pancia veneto è comprensibile nella forma ma assurdo nella sostanza. È del tutto normale che Sacbo - nell’incertezza di una trattativa con Save e Catullo caratterizzata da estenuanti «stop and go» che somigliano molto a una melina - abbia deciso di rinnovare con Dhl (contentissima di farlo alle stesse condizioni precedenti, e questo varrà pur qualcosa), aumentando così il valore dei suoi asset strategici.

Cosa avrebbe dovuto fare la società bergamasca che gestisce Orio? Lasciare che Dhl ascoltasse le sirene di Sea favorevoli a un massiccio trasferimento di merci a Malpensa?

Sarebbe stato un errore imperdonabile. Saremmo qui ad autoflagellarci in nome d’una sconfitta del territorio e la cosa avrebbe pregiudicato anche l’operazione Montichiari. Una volta decisa a spostarsi armi e bagagli a Malpensa, mai Dhl avrebbe accondisceso a tornare indietro per accasarsi a Montichiari.

Ora Sacbo gioca la partita da un punto di favore, come merita una società che a differenza di altre macina utili (8 milioni nel 2014). Normale che i possibili partners accusino il colpo, ma stracciarsi le vesti è fuori luogo. In questi casi si dice: gli ingenui vengano accompagnati dalla mamma.

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