Scioperi e totem

C’è qualcosa che non ci convince. Questo è il primo commento, davanti agli scontri di piazza a Torino e a Milano con feriti, a margine delle manifestazioni per lo sciopero generale di Cgil e Uil.

Uno sciopero del tutto legittimo, ma fuori tempo rispetto alle tematiche contenute nelle leggi che si vorrebbero contestare, il Jobs Act e la legge di Stabilità. Il primo già approvato, la seconda in pieno iter parlamentare, con contenuti in linea con questa fase economica del Paese, e comunque passibile di correttivi. Mezzo Paese paralizzato, tre blocchi consecutivi (ieri, oggi e domani) nel delicatissimo mondo del trasporto pubblico, un gran luccicar di muscoli per quella che è già diventata la stagione politica del sindacato, sempre più impegnato in una contrapposizione ideologica alla maggioranza di centrosinistra. In questo contesto di sciopero contro il governo i lavoratori (e soprattutto coloro che il lavoro l’hanno perso) rimangono sullo sfondo.

Susanna Camusso anche ieri ha detto: «Il lavoro è l’emergenza». Grazie. Ma non ha saputo aggiungere una visione progettuale, una proposta alternativa, un’idea di futuro per dare speranza a coloro che ha portato in piazza e che, da domani, ripiomberanno nell’incertezza. In un’Europa che torna a vedere lo spettro di uno showdown greco e che avrebbe bisogno delle sue forze migliori per scardinare la perdurante pretesa di rigore fine a se stesso della Commissione Juncker, quel che resta dell’articolo 18 non può più essere un totem. Le forze sindacali con un senso del presente e una visione del futuro non dovrebbero dimenticarlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA