Treni e diritti in ritardo

In ritardo, pure sui diritti. Non bastassero gli accidenti quotidiani dei pendolari, ora per le Ferrovie arriva anche la bacchettata della Commissione europea. Intendiamoci, niente capace di far deragliare l’imperturbabilità dei signori del ferro.

In ritardo, pure sui diritti. Non bastassero gli accidenti quotidiani dei pendolari, ora per le Ferrovie arriva anche la bacchettata della Commissione europea. Intendiamoci, niente capace di far deragliare l’imperturbabilità dei signori del ferro, abituati a fare spallucce davanti a ben altre cose che ad un richiamo da Bruxelles.

Che ha preso coscienza di una piccola pecca nelle nostrane ferrovie: non è stato ancora istituito un organismo ufficiale autorizzato a vigilare sulla corretta applicazione dei diritti dei passeggeri, recita la nota. Ma soprattutto «non ha stabilito norme per sanzionare chi non rispetta i diritti dei passeggeri».

E del resto, scusate, qualcuno ha mai visto un tacchino avviarsi allegramente verso il forno? Già direttive e indicazioni europee alle nostre latitudini sono opinabili per tradizione e cultura, figuriamoci se obbligano qualcuno a tenere conto dei diritti minimi del cliente.

Ma il genio italico ha ovviamente partorito una soluzione di fortuna: un organismo provvisorio. Quelli che di solito, essendo a termine, non hanno poteri , ma dalla durata che alla fine si protrae ben oltre qualsiasi ragionevole scadenza. Il modo migliore, dopo la canonica Commissione, per girare intorno al problema senza affrontarlo manco di striscio.

E difatti, persino l’Ue si è accorta che «non dispone delle piene competenze né dell’autorità necessaria per far applicare le norme europee». Morale, da Bruxelles è partito l’avviso: avete mesi 2 di tempo o l’Italia verrà citata alla Corte di Giustizia. Dove è cliente abituale, tra l’altro. E del resto che fretta c’è? Bisognava ottemperare entro dicembre 2009, e anche nei ritardi ci vuole l’arte della puntualità.

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