Volare via

Dal primo gennaio l’Alitalia volerà più leggera, si spera lontano dal milione e mezzo di deficit al giorno accumulato negli ultimi anni.

Da come ne parla il ministro Lupi, la compagnia di bandiera sarà più competitiva, il Paese metterà a disposizione tutte le infrastrutture per dare sostanza a un piano industriale che - con l’ingresso nel board degli arabi di Etihad con il 49% - dovrebbe finalmente far decollare il vettore come ai bei tempi.

Tutto molto natalizio, anche l’Europa ha dato l’ok all’accordo, quindi il 51% resta saldamente in mani italiane. Fin qui la favola. Poi si scopre che il presidente Luca di Montezemolo è una figura di garanzia voluta dagli sceicchi, che con lui avevano intessuto solide relazioni attraverso la Ferrari e il polo del lusso (Poltrona Frau). Il vicepresidente è l’australiano James Hogan, che è stato ad di Etihad.

L’amministratore delegato è Silvano Cassano, che era vicepresidente Operations alla Hertz Europa, con Hogan suo diretto superiore. Il direttore commerciale, fondamentale per individuare nuove rotte, è Ariodante Valeri che lavorò in Hertz nel periodo Hogan. Direttore finanziario è l’australiano James Rigney, stretto collaboratore di mister Hogan. Un altro italiano, l’esperto Giovanni Bisignani, ex direttore generale Iata è stato indicato da Etihad, che certamente non ha messo 560 milioni per stare a guardare.

Tutto questo per dire che, nonostante le fanfare del governo, in Alitalia comanderà il 49%. Ed è giusto che i cittadini italiani non debbano più caricarsi di debiti per un’azienda fallimentare. Con molta probabilità gli aerei Alitalia serviranno come navette per portare traffico negli hub degli Emirati. È il mercato bellezza, ma nessuno parli più di compagnia di bandiera, perché non sapremmo di quale bandiera sta parlando.

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