Frenata nerazzurra
E preoccupa la sorte
del calcio dilettanti

Si annunciava come una partita difficile e fisica contro un Genoa in crescita e così è stato. Ma si confidava nel buon momento dell’Atalanta e in una vittoria importante per tenere il passo in classifica e magari fare un balzo nel recupero che attende i nerazzurri mercoledì. È invece finita a reti inviolate, coi nerazzurri involuti rispetto alle ultime uscite. A tratti macchinosi, poco lucidi nelle occasioni da rete, che comunque non sono mancate.

E la sfortuna ci ha messo un pizzico del suo al 20’ della ripresa quando Hateboer ha colpito il palo. Ma bisogna riconoscere anche i meriti di questo Genoa che, dopo aver fatto soffrire la Juve in Coppa Italia, ieri a Bergamo ha eretto una diga contro le avanzate dei nerazzurri e nel primo tempo ha pure tentato il colpo, ma il solito Gollini ci ha messo una pezza al 40’ con un intervento di piede che ha negato il gol all’intraprendente Shomurodov. L’equilibrio tra i reparti dei rossoblù, combinato alla scarsa incisività di giornata dell’Atalanta (tutti gli attaccanti sottotono, due delle occasioni più propizie sono capitate a Toloi, un difensore...), ha decretato il verdetto di 0-0.

E mentre procede spedita la Serie A, sprofonda in un’incertezza angosciante il calcio dei dilettanti. Come abbiamo annunciato sul giornale di ieri, c’è il serio rischio di non riuscire a riprendere e quindi a finire la stagione dall’Eccellenza in giù, che avrebbe dovuto ripartire il 7 febbraio: l’evolversi della pandemia ha per forza cancellato anche questa data. Il blocco delle gare è prorogato sino al 5 marzo. Il danno per le società, che hanno già pagato l’iscrizione ai campionati, iniziati e subito interrotti l’autunno scorso, è economico ma anche agonistico e sociale: lo stop agli allenamenti e alle partite non potrà non ripercuotersi sulla prossima stagione. Non siamo di fronte a calciatori professionisti ma a giocatori che nel prosieguo della loro carriera dilettantistica potrebbero risentire di tanta inattività, uscendo provati (anche psicologicamente) dal tunnel dell’emergenza sanitaria (e come loro anche dirigenti e staff tecnici). Si tenterà forse di salvare almeno l’Eccellenza, ma non basterà ad evitare il duro colpo inferto alle fondamenta del nostro calcio, per non dire di tutto il movimento giovanile, anche degli altri sport che sono al palo.

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