Gli anni d’argento
tra ottimismo e curiosità

«Chi poteva immaginarlo? Ecco il colpo di scena: le persone sono più felici all’inizio e alla fine delle loro vite. Se non volete credermi sulla parola, cercate su Google: Curva a U della felicità». Ashton Applewhite, scrittrice americana, insegnante e bibliotecaria, un tempo si vergognava di essere una over 60, influenzata dal sentire comune secondo il quale «vecchio è brutto e triste».

Poi ha incominciato a indagare sulla vita degli ultraottantenni americani, e ha fatto grandi scoperte. Si è accorta che solo una piccola percentuale è costretta a trasferirsi in case di riposo o a rinunciare alla propria indipendenza, mentre la maggioranza vive con più consapevolezza e pienezza il tempo che ha a disposizione. «Il bello dell’età» (Corbaccio) raccoglie le sue ricerche, le storie incoraggianti delle persone che ha incontrato e cerca di smontare gli stereotipi e le discriminazioni basate sull’età, il cosiddetto «ageismo», con un intento di denuncia: «la globalizzazione sta alimentando la svalutazione delle persone più vecchie», mentre la longevità dovrebbe essere considerata «segno di progresso».

È venato di ottimismo anche il saggio dello psicanalista Massimo Ammaniti «La curiosità non invecchia. Elogio della quarta età» (Mondadori): al centro la convinzione che anche in età avanzata si può «continuare a essere curiosi, non avere paura del nuovo e guardare i giovani in modo benevolo». Divertente e garbato, firmato da Teresa Amendolagine, ultraottantenne romana molto «smart», «Il galateo degli anni d’argento per non invecchiare e rimanere preziosi» (Gangemi), raccoglie infine una serie di suggerimenti pratici, aneddoti, consigli per prendere la vecchiaia dal lato migliore.

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