La seconda vita di Nadia
e quel sogno da seguire

Il disagio psichico può infilarsi anche in una vita «normale» e sconvolgerla. Ci si può ammalare di tristezza e solitudine e scivolare giù, dove non si penserebbe mai. Ma poi si può anche uscirne, anche se ci vuole tanto coraggio. Come ha fatto Nadia.

C’è una luce che oscura in bellezza e in splendore qualsiasi altra, comprese quelle che illuminano le case, la città e i centri commerciali in questi giorni di festa. È quella che si accende nel cuore e negli occhi quando si trova la propria strada. Quando si trova, insomma, una stella che accompagni il cammino. Un sogno da seguire. Può succedere sempre, anche quando sembra di trovarsi in mezzo al guado. È quello che è capitato a Nadia, che ha conquistato la sua «stella» con fatica e coraggio.

Nadia adesso ha trentaquattro anni. Ne sono passati otto da quando è iniziato il suo inferno personale. «È incominciato tutto quasi senza che me ne rendessi conto» spiega. Un amore finito, e Nadia si è ammalata di tristezza e di solitudine. Lavorava come impiegata in un’azienda: «A un certo punto i proprietari hanno incominciato a trasferire la parte produttiva all’estero – racconta – e poco dopo anche le strutture commerciali e gli uffici, a poco a poco, sono diventati inutili». Così il disagio di Nadia è raddoppiato: al lavoro un forte senso di insicurezza, a casa la solitudine, il malessere, gli attacchi di panico. E non ha retto.

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