Non fidatevi di Google
Einaudi cade su Fante

Scusate, abbiamo sbagliato. Più o meno così ha twittato l’editore Einaudi quando si è accorto che la foto di copertina delle «Lettere» di John Fante ritraeva invece Stephen Spender. Ops. Vabbè, un errore può capitare. Un errore in copertina, però, è una cosa un po’ più seria. Che poi la svista capiti a una casa editrice rigorosa come Einaudi fa pansare.

Soprattutto fa pensare la giustificazione addotta candidamente dal direttore della collana Stile Libero, Paolo Repetti: qualcuno, dalle parti di via Biancamano a Torino, cercando in Google una foto di Fante è inciampato in quella di Spender. Due che, fisionomie a parte, non potrebbero essere più diversi: Fante italo-americano nato povero che chiede alla polvere, per citare il suo romanzo più famoso, e diventa un grande della letteratura del Novecento; Spender poeta inglese della cerchia di Auden e Isherwood, raffinato ma molto meno conosciuto. «Cercavamo una foto giovanile di John Fante, una foto diversa dalle pochissime che sono in circolazione – ha spiegato Repetti –. Abbiamo trovato questa e ci sembrava assai verosimile che si trattasse di una foto di John Fante da giovane. D’altronde molti siti, come si può facilmente verificare, sono incorsi nello stesso errore. Maledetto Google».

È un segno dei tempi. Del tempo di Internet, del mondo che viaggia veloce, ma che per farlo è diventato superficiale. Per i ragazzi Google è il nuovo vangelo: vi si abbeverano, lo usano perfino al posto del buon vecchio vocabolario, sempre ammesso che gli capiti di essere attanagliati da un qualche dubbio lessicale. Per esistere devi essere «googlizzato», altrimenti non sei nessuno. E se cerchi qualcosa o qualcuno stai sicuro che in Google c’è, per esempio la foto di John Fante. Anche se in realtà è quella di Spender. Download e il gioco è fatto. Senza troppe domande. Senza verificare.

L’approssimazione ormai è la regola, ma da una casa editrice blasonata come Einaudi non te lo aspetti. Però proprio questo è il bello della Rete: è democratica, fa lo sgambetto allo studente sprovveduto come agli editor di via Biancamano a Torino. Che sono stati bacchettati via Twitter da un follower che si è accorto della clamorosa svista.

Einaudi senza perdere l’aplomb ha saputo trasformare l’autogol in un successo da manuale del marketing editoriale. Dopo l’ammissione dell’errore il libro di Fante è andato a ruba, viene già rivenduto su eBay e di sicuro tra qualche anno diventerà una chicca per bibliofili che varrà sicuramente qualcosa di più degli attuali 24 euro di copertina.

Guarda caso, dopo aver promesso di rimediare in ristampa, Einaudi poche ore dopo ha twittato ancora: «Se volete una copia delle “Lettere” di John Fante con la copertina sbagliata vi conviene sbrigarvi». Benedetto Google.

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