Atalanta, i Ruggeri:
«chiarezza dopo il Palermo»

Ancora una pausa di silenzio. Ma c'è un fatto nuovo: alle continue richieste di fare chiarezza il prima possibile riguardo al futuro dell'Atalanta, ieri la famiglia Ruggeri ha risposto con un annuncio: parleremo la prossima settimana. Il tempo di chiudere il campionato e poi diremo la nostra. E la richiesta precisa è di rendere pubblica la loro posizione:scrivete che diremo la nostra dopo il Palermo.

Quindi lunedì prossimo, diciamo martedì al più tardi, sapremo che futuro si prospetta per l'Atalanta. Una considerazione però s'impone, a questo punto. Il silenzio di quest'ultimo periodo («c'è un silenzio assordante», ha detto persino mister Mutti dopo la gara di Napoli) e questa precisa richiesta di avere un'altra settimana di tempo prima di rilasciare dichiarazioni pubbliche fanno inevitabilmente pensare che qualcosa stia bollendo in pentola.

La sensazione è che, tra le tante voci (e molte tra loro contrastanti) che si rincorrono in questi giorni, si debba considerare più fondata quella che ipotizza, dopo la certezza della retrocessione, una pausa di riflessione da parte della famiglia Ruggeri. A questo punto, parlare di continuità sicura, con Stefano Colantuono che torna a Bergamo per cercare di vincere di nuovo la serie B, è quantomeno prematuro. Piuttosto vien da pensare che questo silenzio accrediti l'ipotesi secondo la quale la famiglia Ruggeri starebbe anche prendendo seriamente in considerazione l'ipotesi di cedere - in parte o del tutto - il pacchetto di maggioranza. Difficile però identificare la controparte, più comodo elencare le piste verosimili, in attesa di riscontri: acquirenti non bergamaschi; una cordata di imprenditori locali interessati alla costruzione del nuovo stadio, il gruppo Percassi (ma i vertici smentiscono ogni trattativa).

A questo punto non ci resta che aspettare: tra una settimana ne sapremo di più. Detto dell'attualità facciamo un passo indietro per cercare di definire le origini di questa retrocessione. Senza entrare nella ricostruzione della stagione, che trovate qui sotto, sono ormai evidenti per tutti almeno quattro gravissimi errori che hanno causato questo disastro proprio nel 50° campionato di serie A dell'Atalanta: la mancata conferma di Del Neri; la scelta di Gregucci come nuovo tecnico; la scelta di Conte per sostituirlo; il fallimentare mercato di gennaio.

All'origine di tutte queste scelte, come noto, c'è sempre la coppia di dirigenti che in tempi recenti ha supportato i Ruggeri: il direttore generale Cesare Giacobazzi e il direttore sportivo Carlo Osti. Sono stati loro, nel marzo di un anno fa, a creare i presupposti per l'addio del «furlàn», oggi tra i candidati alla panchina della Juve. Non erano disposti a condividere con lui le decisioni sulle strategie future, di conseguenza l'hanno indotto a non rinnovare il contratto. «Non è una questione di soldi», aveva detto mille volte, ma inutilmente, Gigi Del Neri. Poi ha scelto di non restare. Per sostituirlo la società s'è mossa quando era ormai tardi, e ha ricevuto solo risposte negative: da Delio Rossi, Marco Giampaolo, Mimmo Di Carlo, Antonio Conte (sì, Conte...) e da Davide Ballardini. Alla fine la scelta è caduta su Angelo Gregucci, che guidava il Vicenza in B. Un allenatore che non conosceva la squadra e non conosceva la serie A. E alla presentazione ufficiale (assente il presidente Alessandro Ruggeri ), il ds Osti l'ha definito «la nostra prima scelta».

Il tempo di fare la preparazione estiva, una partita di Coppa Italia e quattro giornate di campionato (quattro sconfitte) e Gregucci è stato esonerato. Dopo due mesi vissuti praticamente, visti i fatti, con un piede sempre sulla porta. Per sostituirlo ecco un altro errore: Antonio Conte. Che aveva rinunciato all'incarico in estate e poi aveva scelto di non restare al Bari. A quel punto, a mercato chiuso e con la squadra da rigenerare, serviva l'esatto contrario: un pragmatico, non un «integralista». Invece - segnalato dai soliti addetti ai lavori «amici» - è arrivato l'allenatore meno malleabile, che dopo poche partite ha scelto di assoggettare il gruppo al suo calcio: praticamente come chiedere a dei cammelli di attraversare il Polo Nord.

I rapporti con la squadra e l'ambiente si sono sempre più deteriorati, il suo atteggiamento presuntuoso ha fatto il resto: il 7 gennaio, preso atto che tutto lo stadio era contro di lui, il giorno dopo lo 0-2 interno con il Napoli, Conte è costretto a burrascose dimissioni (ma con il bel gesto di rinunciare al suo stipendio).

I Ruggeri hanno liquidato il suo staff, al suo posto è arrivato Lino Mutti. Scelta sgradita alla dirigenza, ma fatta dalla famiglia. A quel punto serviva un mercato adeguato, c'erano due settimane per muoversi. Ma mentre si sognava anche un solo giocatore, ma decisivo - il Catania ha preso Maxi Lopez -, l'Atalanta dopo aver ritesserato De Ascentis, ha riportato a casa Capelli e, oltre ad Amoruso, ha provato per 20 giorni Konan (?) e tesserato Chevanton, Zanetti e Volpi. Spiegatecelo voi, come ci potevamo salvare dalla serie B.

Pietro Serina

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