«Bici truccate? Non mi stupirei»
Caccia parla del video scottante

Diego Caccia torna in gruppo. Fermo ormai dal Giro della Turchia corso in aprile, il corridore bergamasco appenderà nuovamente il numero di gara sulla propria schiena giovedì 17 giugno. L'assenza dalle corse del passista orobico è giustificata solo dall'esclusione della propria squadra dall'ultimo Giro d'Italia.

«Tornerò finalmente in gara nel Giro di Slovenia - esordisce il ciclista - e poi parteciperò al campionato italiano, che si disputerà nel Trevigiano (domenica 27 giugno). L'atleta di Locate di Ponte San Pietro ha potuto vedere solo dalla tv il Giro d'Italia, terminato con la vittoria di Ivan Basso.

«La mia squadra era adatta a quel tipo di corsa: c'è rammarico perché molte fughe sono andate a buon fine e avrei potuto dire la mia». L'esclusione dalla corsa rosa ha rappresentato un danno sia per la squadra, sia per gli sponsor.

«Abbiamo accettato la decisione degli organizzatori - ammette Diego Caccia -, anche se nelle precedenti corse preparate dalla Rcs ci si siamo comportati egregiamente: per i nostri sponsor è stata una beffa. Il Giro è la vetrina migliore per loro e l'esclusione è un danno anche economico. Il Tour? Non siamo attrezzati per correrlo».

Nonostante la Isd non fosse al via del Giro, il potente passista bergamasco ha seguito giorno dopo giorno l'evolversi della situazione. «È stata una corsa bella, durissima. La tappa di L'Aquila ha movimentato tutta la corsa, mentre quella di Montalcino, corsa sotto il diluvio sullo sterrato, è stata spettacolare, ma troppo pericolosa per i corridori. I campioni non mancavano e ha vinto la squadra migliore. L'approccio del team è fondamentale: solo chi ha motivazioni è in grado di emergere. Così è successo alla Liquigas, mentre parecchie squadre non si sono mai viste».

Sicuramente sono stati tra i protagonisti Marco Pinotti, Alessandro Vanotti e Morris Possoni che, insieme al ritirato Ermanno Capelli, rappresentavano Bergamobici. «Pinotti ha fatto un gran risultato, frutto del duro lavoro. È un tipo preciso, meticoloso, quasi maniacale nella cura di tutti i particolari: solo così puoi arrivare a certi successi».

«Vanotti è andato più forte degli scorsi anni e ha lavorato tantissimo per capitan Basso nella prima fase di corsa. Sono rimasto dispiaciuto per il ritiro di Possoni. Prima dell'abbandono era già caduto quattro volte e a L'Aquila ha tirato tutto il giorno, nonostante l'infiammazione al tendine, per il suo capitano. Ha un grande motore, ma gli manca la cattiveria: in certe situazioni dovrebbe essere più egoista».

Lasciato alle spalle il Giro, è ora di pensare alla seconda parte di stagione. Quale può essere lo stato di forma di un ciclista lontano dalle corse da quasi 2 mesi? «Penso di stare abbastanza bene - continua il 29enne bergamasco -. Mi sono sempre allenato, ma manca il ritmo gara: conto di affinare la mia condizione per essere nel vivo della corsa al campionato italiano».

Intanto, sul web impazzano testimonianze di «doping tecnologico»: all'interno di una bici da corsa, nel telaio, è infatti possibile posizionare un motorino elettrico, pronto a sostituirsi alla forza della pedalata dell'atleta durante la corsa. «Non esistono controlli sulle biciclette - conclude sorridendo Diego Caccia -. Solo dopo l'arrivo il giudice può chiedere il controllo del mezzo. Secondo me può esserci qualcuno che lo utilizza. Se infatti troviamo ancora corridori disposti a rischiare la salute dopandosi, credete che non ci sia nessuno in grado di barare in questo modo?».
 Simone Masper

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