Il dg Panzetti: «La Foppa lavora
per essere molto forte in 2-3 anni»

Il passo falso di Castellana Grotte, a una settimana dal convincente successo su Villa Cortese, ha evidenziato una caratteristica - in negativo - della Norda Foppapedretti di questo avvio di stagione: la discontinuità. «L'avevamo previsto», commenta il dg Giovanni Panzetti.

Il passo falso di Castellana Grotte, a una settimana dal convincente successo su Villa Cortese, ha evidenziato una caratteristica - in negativo - della Norda Foppapedretti di questo avvio di stagione: la discontinuità.

«Ma è un aspetto - dice il direttore generale Giovanni Panzetti - che avevamo messo in preventivo ed è figlio del ringiovanimento dell'organico. Sapevamo che ci sarebbe voluto del tempo per assemblare le diverse individualità e amalgamare il gioco. La nostra società, in questo momento di crisi generalizzata del Paese, sta investendo con oculatezza in un progetto finalizzato ad avere una squadra molto competitiva fra due-tre anni».

Che vuol dire nessuna ambizione per il presente?
«Non ho detto questo. La Foppa è un team di tradizione tale da escludere l'eventualità di un'annata senza ambizioni. Diciamo che guardiamo al futuro ma senza perdere d'occhio il presente. Nessuno sa come andrà a finire, perché le somme le tireremo fra tre-quattro mesi, però posso assicurare che l'obiettivo è di essere là a lottare alla pari nelle tre competizioni che ci aspettano: campionato, Coppa Italia e Coppa Cev».

Quanto ha inciso sul presente la dolorosa rinuncia a Leo Lo Bianco?
«Veda, noi abbiamo una brava palleggiatrice, Noemi Signorile, che è già entrata nel giro della Nazionale e può essere considerata l'erede della Lo Bianco, non soltanto qui a Bergamo. L'abbiamo presa la scorsa estate, proprio in un'ottica di programmazione. Però è chiaro che Leo, con le sue 483 presenze in azzurro e la montagna di trofei conquistati, per ora è inarrivabile. E il fatto che ci sia mancata ha avuto il suo peso. Così come nelle prime settimane aveva pesato l'assenza della Merlo. Non soltanto in partita, ma anche negli allenamenti: senza una palleggiatrice e senza un libero è difficile allenarsi bene».

Tutto ciò ha condizionato l'esito della Champions. Metabolizzata l'eliminazione?
«Direi di sì anche perché, in tutta sincerità, non ci eravamo fatti illusioni. Già in sede di programmazione non avevamo messo la Champions in cima alla lista degli obiettivi. Quando poi abbiamo visto il girone, abbiamo operato scelte precise, tipo la rinuncia alle titolari nelle trasferte di Istanbul e Mosca. Pensi che, anche qualora ne avessimo vinta una, saremmo rimasti egualmente fuori. Il discorso europeo prosegue con la Coppa Cev: non è la stessa cosa ma ce ne facciamo una ragione».

Non avete mai pensato di acquistare una terza alzatrice dopo il ko di Lo Bianco?
«No, mai. Non soltanto perché, quando il caso si è manifestato, lo choc è stato tale da farci pensare a tutto fuorché alla squadra. Poi, per un paio di settimane, non è stato possibile ipotizzare non soltanto i tempi, ma addirittura la stessa possibilità di un recupero. Infine non l'avremmo mai fatto per una ragione di sensibilità. È nella storia della Foppa non abbandonare una giocatrice in difficoltà: figuriamoci in un caso come quello di Leo. La quale, fra l'altro, sta tornando: vedrete, non è lontano il giorno che aspettiamo tutti con trepidazione».

Direttore, domenica arriva Novara, avversario tradizionale. Difficile?
«Molto difficile. Primo perché loro sono forti, secondo perché noi andiamo a giornate. Spero che il nome dell'avversario solleciti una risposta immediata. Come è successo contro Pesaro e Villa Cortese».

Ildo Serantoni

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