Signori dopo la conferma dello stop
«Non giudicato in modo imparziale»

«Per dirla in termini calcistici, la nostra è una partita persa 2-1 e non 3-0». Beppe Signori, attraverso una nota, torna sulla decisione del Collegio arbitrale del Tnas che, a maggioranza, ha respinto la sua istanza di arbitrato, confermando la squalifica di 5 anni.

«Per dirla in termini calcistici, la nostra è una partita persa 2-1 e non 3-0». Beppe Signori, attraverso una nota, torna sulla decisione del Collegio arbitrale del Tnas che giovedì 26 aprile, a maggioranza, ha respinto la sua istanza di arbitrato, confermando la squalifica di 5 anni e la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc.

Da parte dell'ex attaccante della Lazio «una constatazione di fatto: non c'è stata un'espressione di maggioranza assoluta». «Non metto in discussione che il mio comportamento andasse censurato per aver accettato quell'invito ed aver partecipato a quell'incontro, piuttosto che per aver scommesso in modo regolare nella convinzione di non essere più un tesserato, ma certo è che andava attribuita la giusta responsabilità ed il giusto valore alla pena - commenta Signori -. Ho scommesso in modo regolare da non tesserato in una partita che tra l'altro non ha dato i risultati che mi sono stati imputati, tanto che a tutt'oggi Inter-Lecce non è fra le partite oggetto di combine, così come Atalanta-Piacenza la cui combine è stata attribuita a me come regia ma che di fatto gli atti processuali sia della giustizia ordinaria che di quella sportiva danno una visione e coinvolgono soggetti ben diversi dal sottoscritto».

Secondo Signori, inoltre, «il mio tesseramento poi rimane ancora un mistero da svelare, non è ancora chiaro se lo sono o non lo sono. Ho prodotto la prova che non ero e non sono un tesserato, ma vengo giudicato colpevole in quanto tesserato dalla Figc, sebbene io - ad esempio - abbia sostenuto l'interrogatorio in casa e non presso la sede Figc, come avviene per tutti i tesserati. Non posso non pensare che ci sia un metro ed una misura diversa per me, per Beppe Signori».

Per l'ex attaccante «la differenza di equità nel giudizio della Federazione è visibile a tutti: i giocatori che sono stati trovati con la valigetta piena di denaro, i giocatori coinvolti negli scambi avvenuti per combinare le partite, anche per le confessioni degli stessi personaggi imputati, hanno avuto sanzioni ridicole rispetto alle prove oggettive».

«Non sono stato giudicato in modo imparziale e questo mi irrita - aggiunge -, così come provo delusione per il fatto di aver avuto una sentenza sportiva tanto dura quanto ingiusta, nonostante io non sia più tornato alla "ribalta", nessuno dei pentiti mi ha indicato quale uomo chiave, capo dei capi, partecipe, presente, leader indiscusso in qualsivoglia malaffare...».

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