Marino: salvi e conti a posto
Colantuono è l'arma in più

di Pietro Serina
«Il tifoso ha il diritto di sognare, mentre io ho il dovere di raggiungere degli obiettivi: permanenza in A ed equilibrio di bilancio. Quindi se parte Tiribocchi lo sostituiremo» Parole del dg Pierpaolo Marino.

di Pietro Serina

«Figlio mio, il tifoso ha il diritto di sognare, mentre io ho il dovere di raggiungere degli obiettivi: permanenza in A ed equilibrio di bilancio. Quindi se parte Tiribocchi lo sostituiremo con un giocatore da panchina all'Atalanta. Invece se troviamo il centrocampista giusto lo prendiamo perché in mezzo al campo abbiamo un paio di giocatori in difficoltà sul piano fisico, e questo ci condiziona numericamente. Il resto non è pianificabile ». Pierpaolo Marino apre l'intervista d'avvicinamento al campionato provando a chiudere il mercato. Ma sa bene che non è possibile: ci sono anche Peluso da dare alla Juve, i giovani da mandare a giocare, l'organico da snellire. Quindi si continua da lì, dal mercato.

Quindi direttore prendiamo Biondini.
«Niente nomi, ma un giocatore ci serve. Questione di numeri, la stagione è lunga. Ma le operazioni si possono fare anche l'ultimo giorno».

Lei vede la squadra competitiva?
«È la stessa dello scorso anno. Dietro Brivio è pronto se parte Peluso e c'è Matheu dove c'era Masiello; in mezzo uno arriva e c'è Troisi nel ruolo di Carrozza; davanti c'è Parra al posto di Gabbiadini. Io vorrei tenere il Tir, ma se avrà altre opportunità troveremo un'alternativa. Ci siamo?».

Insomma... Parra al posto di Gabbiadini...
«Beh, fate i conti: a me basta che Parra faccia un gol più di Gabbiadini... Quindi due...».

Direttore, ci siamo giocati l'ultimo posto da extracomunitario su Parra... Due gol?!?
«Ne farà di più, vedrete... Non dobbiamo dare giudizi dopo due amichevoli, ne riparleremo più avanti... Ve lo dico sempre che il tempo è galantuomo, Parra lo giudicheremo tra un anno».

Anche Matheu sta sollevando dubbi...
«Si sta adattando a giocare terzino, ma pure lui lo giudicheremo dopo il necessario ambientamento».

Sa, puntando a fare un punto più dei 52 raggiunti a maggio...
«Ma no, a me ne bastano 42, 40 per la salvezza e 2 da recuperare. La proprietà mi ha posto due obiettivi...».

Mantenere la categoria e arrivare all'equilibrio di bilancio.
«Appunto. Con le operazioni fatte sinora di fatto abbiamo trasformato in proprietà i prestiti della stagione scorsa: Stendardo, Cigarini, Denis. Il mercato è in equilibrio, ma nessuna follia».

E gli investimenti?
«Per poterceli permettere serviranno ancora un paio di stagioni. Stiamo ancora pagando le conseguenze dell'anno di serie B. E dev'essere chiaro che ci possiamo permettere una squadra come quella attuale solo grazie alla famiglia Percassi. Altrimenti, le cose sarebbero ben diverse».

Quindi diciamo che dall'estate 2014...
«Diciamo che, preservando anzitutto la categoria, dall'estate 2014 potremmo pensare a investimenti da Atalanta: prendere ogni anno due-tre giocatori a due-tre milioni, li valorizzo, faccio plusvalenze. Vi faccio un esempio...».

Dica.
«Ero al tavolo con Fabio Paratici, d.s. della Juventus, per chiudere l'operazione Gabbiadini e lui mi ha detto: "Che strano il calcio, Pierpaolo: se non ci fossero state le scommesse oggi tu a questo tavolo mi avresti ceduto Andrea Masiello. Fortissimo, l'avevamo già da mesi sotto osservazione...". Ecco, dovrà andare così: prendo un Masiello senza scommesse, lo valorizzo, la Juve lo viene a prendere...».

Di conseguenza crescerà anche la dimensione dell'Atalanta.
«Realisticamente è decisivo restare in serie A. Più anni ci resti, più ti irrobustisci. Conta salvarsi, non con quanti punti lo fai...».

Perché, dice lei, tanto l'Uefa League non è raggiungibile...
«Lo dicono i fatti, e so che lei pensa esattamente la stessa cosa. Adesso è realistico pensare a uno dei primi cinque posti? Ovviamente no. Servono 60 punti, con un bilancio di 44 milioni non puoi competere con le grandi...».

Però 42 punti non sono i 52 del campionato scorso.
«Guardi, ci aspetta una stagione pericolosa per tutti, servirà grande attenzione. Io dico che a parte la Juve, che è la favorita, le milanesi, le romane, il Napoli e la Fiorentina che credo sarà la rivelazione, ci sono 13 squadre che devono anzitutto arrivare a 40 punti».

Anche l'Udinese? E il Parma?
«Tutte le altre, di sicuro. Cosa credete che dicano Pozzo e Guidolin ai giocatori? "Prima 40 punti, poi vedremo". Vivo a Udine, tifo che vadano in Champions. Ma loro hanno sempre i piedi per terra. Sempre».

A maggior ragione, la squadra serve forte.
«La squadra è la stessa dello scorso anno. E non mi chieda dei gol di Denis...».

...come no...
«Io ne vorrei tre di Denis, ma purtroppo ne abbiamo uno solo. I suoi gol? Se ne segna 10 a me va bene, arriveremo a 42 punti. Se ne ripete 16 ci ripeteremo a 52 punti... È comunque salvezza».

Quindi lei firmerebbe per arrivare a 42 punti...
«...glielo dico io quando: a 4 turni dalla fine. Perché quest'anno il nostro calendario è molto equilibrato. Questo è fondamentale per una squadra del nostro livello. E dal mio punto di vista conta tantissimo cominciare in casa e finire in casa. Con la Lazio ce la giochiamo, l'epilogo con il Chievo è meglio in casa che fuori... In tanti anni di calcio ho imparato che i calcoli li puoi fare sulle ultime tre partite, non di più. Prima bisogna fare i punti. Tutti devono fare i punti. Nient'altro».

Colantuono?
«È il nostro valore aggiunto, l'uomo in più. Per l'Atalanta è più importante Colantuono di Denis, e lo dico io che Denis... Colantuono è unico nel suo genere».

Si parte da -2, sarà più facile del campionato scorso, con il -6...
«Sono curioso di capire come il mister saprà motivare la squadra, quali corde toccherà. Ma sono certo che il gruppo gli risponderà alla grande, perché questa è una squadra composta da gente sana e perbene. Sa, in questo mercato abbiamo confermato giocatori che non erano indispensabili pur di tutelare la "bergamaschità" del gruppo. E so che saremo ripagati per questo».

Però, direttore: sembra proprio che lei non abbia dubbi.
«Li ho, sono quelli legati all'imponderabile del calcio. Trapattoni dice "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco"».

Ci permetta di chiudere tornando al mercato: ma possibile che nessuno abbia chiesto i nostri gioielli? Peluso è ancora qui... Schelotto resta...
«Le richieste per molti nostri giocatori ci sono state, ma a prezzi che non abbiamo ritenuto adeguati al loro valore. È la presenza dei Percassi a permetterci questi lussi. Altrimenti li avremmo dovuti svendere i nostri gioielli...».

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