L'Atalanta in riva all'Arno
per tentare il colpaccio

3 gennaio 1993: Fiorentina-Atalanta 0-1, gol di Perrone. Non è solo la legge dei grandi numeri a sprigionarci fiducia pensando a un blitz dei nerazzurri, domenica prossima, allo stadio «Artemio Franchi». Anche se le difficoltà saranno molte.

3 gennaio 1993: Fiorentina-Atalanta 0-1, gol di Perrone. Non è solo la legge dei grandi numeri a sprigionarci fiducia pensando a un blitz dei nerazzurri, domenica prossima, allo stadio «Artemio Franchi».

A ipotizzare il classico colpaccio, a distanza di quasi quattro lustri, è lo stato di salute che da circa un mese il team di Stefano Colantuono evidenzia sia tra le mura amiche sia fuori. Certo, di contro, c'è l'undici di Montella la cui forma è altrettanto inviadiabile.

Ma il jolly, in casa nerazzurra, è quella carica da «provinciale» che forse gli avversari di turno non dispongono in egual misura. In altre parole, è abbastanza arduo vedere all'opera organici dotati di particolare tecnica (è il caso della Fiorentina) e come tali in possesso pure di un adeguato animus pugnandi.

Gli atalantini, invece, coniugando quella carica agonistica trasmessa puntualmente dal mister romano con una certa qualità di gioco si sono collocati al sesto posto in classifica, figlio dei 18 punti (sarebbero 20 senza penalizzazione) sin qui meritatamente collezionati.

E l'ultimo successo sulla favorita Inter ha detto che il percorso dell'Atalanta non dovrebbe prevedere frenate improvvise. Del resto, rispetto al momento no, coinciso con le 3 sconfitte di fila (Catania, Torino e Roma) adesso Colantuono si avvale di quasi l'intero organico, essendosi cioè svuotata l'infermeria.

Da qualche turno, inoltre, si è riscontrato un'adeguata condizione di forma da parte di Bonaventura, Denis, Moralez e Stendardo (in rigoroso ordine alfabetico) un quartetto che ha inciso molto nell'ambito dei recenti risultati. Fermo restando, tuttavia, le prestazioni di Consigli (non esagerano, a nostro avviso, coloro che lo etichettano, in tempi ragionevolmente brevi come l'erede di Buffon in Nazionale) e Manfredini (gran regista del reparto difensivo) senza sminuire l'apporto degli altri.

Con queste premesse, alzi la mano allora chi alla vigilia non si dichiara ottimista sulla trasferta in riva all'Arno tenendo, in ogni caso conto, le concrete difficoltà che presenta il match.

Arturo Zambaldo

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