Lazzarini e Umberto Bortolotti:
a noi Ruggeri dice cose diverse

Noi contro di te, Alessandro? Loro, i presunti «traditori», non ci stanno e glielo hanno detto. «Di persona, al telefono. Lui ha ammesso che non c'entro nulla».

Non c'entrano nulla. Marino Lazzarini e Umberto Bortolottti, ieri, hanno avuto la stessa idea: prendere il telefono, chiamare Alessandro Ruggeri e cercare di capire perché nell'intervista pubblicata da Gazzetta e dorso bergamasco del Corriere l'ex presidente dell'Atalanta abbia fatto nomi e cognomi, i loro (e quello di Roberto Spagnolo). Citati come esempio di gente fidata, all'interno della società, che avrebbe agito a sua insaputa nel momento in cui crescevano le pressioni per la cessione dell'Atalanta a Percassi.

«Ho chiarito con Ruggeri la mia estraneità alla vicenda, so di non aver fatto nulla di sbagliato, e lui si è detto d'accordo con me. Tutto qui», prova a sussurrare Lazzarini, ma il baccano di fondo è grosso, le parole sono macigni. Perché nell'intervista Ruggeri fa i nomi di Lazzarini e Umberto Bortolotti, dicendo che «solo oggi vengo a sapere altro. Ad esempio che persone del Consiglio d'amministrazione, come Bortolotti o Lazzarini, senza informare il presidente, avevano contatti con gli ultrà».

Chiaro, netto, secco. E allora che cosa c'è da chiarire? Lazzarini e Umberto Bortolotti compaiono nelle intercettazioni come persone contattate al telefono dai capi della curva nel tentativo di sondare il terreno per trovare acquirenti e convincere Ruggeri a vendere. Entrambi declinano, ma entrambi vengono citati da Ruggeri nell'intervista. Lazzarini, allora già fuori dal Cda dell'Atalanta, dà l'impressione di mordersi la lingua. «Davvero c'erano traditori? Non lo so, non facevo parte del gruppo dirigente, so solo che per quanto mi riguarda tutto è finito con quella telefonata, punto e basta». Finisce tutto qui? «Mi premeva chiarire con Alessandro, vedremo eventuali passi successivi da fare».

Una querela? Non è l'idea di Umberto Bortolotti. «Per quanto mi riguarda no. Ho chiamato Alessandro per capire: lui mi ha garantito di aver fatto il mio nome in seguito a notizie apparse sui giornali e in effetti mi ha escluso che tra i cosiddetti traditori ci fossi anch'io. Sa bene, Alessandro, che io allora mi dimisi per contribuire a chiarire la situazione, non certo per fargli cedere la società». Ma allora Spagnolo, la supposta fronda interna, le pressioni dei tifosi? Bortolotti sospira. «Evidentemente Alessandro ha sassolini nelle scarpe, ci può stare, ma poi ognuno si assume le responsabilità di ciò che dice. Io so di non aver mai fatto né subito pressioni, sono uscito e sono rimasto fuori. E lo sa anche Alessandro».

Simone Pesce

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