Morosini, parla Madonna:
«Un privilegio averlo conosciuto»

«Sono stato fortunato a conoscerlo. Quando mi lamento di qualcosa penso a Mario e mi passa tutto. Lui è un esempio per me». Un anno di silenzio e la voce trema. Armando Madonna era in panchina quando morì Piermario Morosini.

«Sono stato fortunato a conoscerlo. Quando mi lamento di qualcosa penso a Mario e mi passa tutto. Lui è un esempio per me». Un anno di silenzio e la voce trema.

È il suono del pudore, scolpito addosso in mezzo ai ricordi. Armando «Mindo» Madonna è sulla panchina del Livorno, il 14 aprile scorso a Pescara, quando Piermario Morosini, Mario, crolla a terra, lasciando un aquilone tra le nuvole a inseguire un sorriso.

Madonna è l'allenatore del Livorno che sta viaggiando forte in B, quando il cielo si capovolge. È con Mario al Picchi quando Livorno gli dice addio, è con Mario ai funerali a Monterosso, è stato con Mario diverse volte dopo, lontano da tutti, ma di questo non vuole dire.

Non lo ha fatto allora, «perché era giusto che ne parlasse chi ha sofferto più di tutti», e non lo farà domenica a Livorno. Quando il Livorno intitolerà a Piermario Morosini la gradinata dello stadio Picchi, e Madonna sarà sulla panchina del Portogruaro, in C, come ogni domenica in questa stagione.

«Lo avevo cercato all'AlbinoLeffe e l'anno dopo a Piacenza, invano. Poi il 31 gennaio, a mezzora dalla fine del mercato, il presidente del Livorno, Spinelli, mi chiama annunciandomi l'arrivo di Mario. "Mister, ti abbiamo accontentato", dice, e Mario conquista tutti: presidente, società, noi, lo spogliatoio. Io conoscevo la sua storia, ma quei tre mesi a Livorno mi hanno folgorato».

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