Il «largo ai giovani» di Percassi
ci riporta all'Atalanta del Vava

Un messaggio a Stefano Colantuono quello lanciato da Antonio Percassi sull'«Atalanta dei giovani» tramite «L'Eco di Bergamo», edizione cartacea di domenica 14 luglio? Secondo noi no.

Un messaggio a Stefano Colantuono quello lanciato da Antonio Percassi sull'«Atalanta dei giovani» tramite «L'Eco di Bergamo», edizione cartacea di domenica 14 luglio? Secondo noi no, deludendo magari coloro che hanno interpretato parte della dettagliata intervista rilasciata dal presidente al collega Pietro Serina come un invito all'allenatore di tenere maggiormente in considerazione i baby più promettenti.

Lo rimarchiamo senza alcun dubbio conoscendo l'unanimità d'intenti dell'asse Percassi-Marino-Colantuono. È, del resto, proprio il caso di ricordare che già l'indomani della fine dello scorso campionato proprietà, dirigenza e mister si erano incontrati per programmare il mercato estivo. E durante quel prolungato summit era emersa la piena compattezza sul «largo ai giovani» da affiancare, naturalmente, all'esperienza di titolari affermati.

Le recentissime parole del numero uno nerazzurro non fanno altro che rafforzare la conferma dell'auspicata linea societaria in grado di riportarci alla cementata politica atalantina di sempre. Nessuno, riteniamo, abbia dimenticato l'Atalanta 2000-2001, di Giovanni Vavassori. Il tecnico bergamasco, infatti, ebbe il coraggio di promuovere, in un colpo solo, mezza Primavera in prima squadra ottenendo fior di risultati oltre a regalarci un inedito gioco dei più brillanti.


Ai punti in classifica, sempre Vavassori, consentì all'allora timoniere Ivan Ruggeri di risanare pure il bilancio grazie alla valorizzazione di diverse pedine, figlie di Zingonia, cedute a club blasonati. Elenchiamole aggiungendo una qual certa nostalgia: Pelizzoli, Zauri, i gemelli Zenoni, Donati, Lorenzi, Rustico, Morfeo e Pinardi. Non manca, poi, chi giudica inopportuno sotto parecchi aspetti gettare nella mischia o insistere sugli stessi giovani. Considerazione da rispettare sin che si vuole ma avverte quell'antico e intramontabile detto che se non si rischia non si rosica.

Arturo Zambaldo

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