L'Atalanta e la caccia al gol
Serve il modulo-Bonaventura

Tre partite, tre punti, tre gol fatti, ma zero su azione, zero dalle punte. Sicché archiviata la «buona» sconfitta di Napoli e gli annessi sorrisi, ora torna la questione del gol, del necessario salto di qualità in fase offensiva.

Tre partite, tre punti, tre gol fatti, ma zero su azione, zero dalle punte. Sicché archiviata la «buona» sconfitta di Napoli e gli annessi sorrisi (Baselli in primis, ma anche la tenuta fino all'1-0 e il disinvolto primo tempo), ora torna la questione del gol, del necessario salto di qualità in fase offensiva. Stringi stringi, la questione di Bonaventura e di un «modulo» per vincere le partite da vincere.

Certo Napoli non faceva testo. Colantuono ha piegato l'idea alla necessità e ha avuto ragione. Dallo sfilacciato 4-3-3 iniziale col Cagliari e il Torino al marmoreo 5-3-1-1 di Napoli, al San Paolo la squadra è stata più compatta, più aggressiva, più in partita del previsto.

Urge controprova, ma il discorso sembra chiaro: l'Atalanta non ha un modulo fisso e recita a soggetto sulle urgenze. Se l'urgenza è arroccarsi, mordere e tentare di ripartire, ecco il 5-3-1-1 (o 3-5-1-1 o simili). Ma se la necessità è avanzare il baricentro, tenere il pallino, attaccare di più e meglio?

A Napoli, pur soddisfatto, Colantuono si è lamentato delle opportunità mancate per mancanza di contropiede efficace. Dipende dal modulo? Non necessariamente, ma in questo caso un po' visto le caratteristiche degli esterni e soprattutto degli interni di centrocampo, più portati ad aggredire che a inserirsi, più mediani che mezzali. Perciò, ben venga il 5-3-1-1 «denso» quando occorre, ma qualcosa d'altro per fare gol, a costo di rinunciare a uno dei tre centrali di difesa o a uno dei tre mediani.

La ricerca è in prospettiva e riguarderà soprattutto i cosiddetti scontri diretti e le gare “possibili” in casa, tasto dolens della scorsa stagione: Palermo (6 punti) e Siena (6 punti) a parte, l'Atalanta 2012-2013 vanta un punto con Bologna, Chievo e Genoa, zero col Torino (ma ora siamo a +3), uno in casa con Cagliari, Catania, Sampdoria, Udinese. Ipotizzando di non riuscire a bissare la vendemmia con Inter, Milan e Napoli (12 punti l'anno scorso), diventa cruciale trovare un assetto felice in casa e con le pari grado, in grado di far brillare l'oro nerazzurro, vale a dire Bonaventura.

Al quale è giusto chiedere di adattarsi alla squadra quando c'è da sfangare per la ragion di stato, meno quando è lui a poter accendere la squadra, a costo di ripudiare il 5-3-1-1 per ragion del gol e rispolverare vecchi arnesi, dal 3-4-2-1 al 4-4-2 senza esterni di ruolo, ma più adeguati a Jack e alla sopravvivenza di Denis. Cioè agli uomini chiave quando ci sarà da vincere.

Sullo sfondo c'è la variabile Baselli. Se davvero dimostrerà di poter giocare da interno, accanto e non al posto di Cigarini, allora Colantuono avrà il jolly per ribaltare gli assetti e vincere la partita della qualità nel campionato “alla pari”, quello della salvezza, se possibile, non troppo sofferta.
Simone Pesce

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