Menchov vince il Giro
dopo una caduta all'ultimo km

Difficile pensare a un finale più emozionante per il Giro d'Italia del centenario. La cronometro di 14,4 km di Roma ha ufficializzato il trionfo di Denis Menchov e il secondo posto di Danilo Di Luca, ma una caduta nel finale ha rischiato di far saltare il banco.

Nettamente in vantaggio sul rivale, il russo è scivolato sui sanpietrini resi viscidi dalla pioggia quando era ormai in vista del traguardo, per di più su un tratto rettilineo. Il due volte vincitore della Vuelta si è rialzato immediatamente nonostante diverse escoriazioni, ha cambiato la bici e ha chiuso con ventuno secondi di vantaggio sull'abruzzese.

«Sono riuscito a rimanere tranquillo nonostante tutto - ha detto Menchov -, sapevo di essere nettamente davanti e dunque di avere il tempo di recuperare. Sono felicissimo, sono state tre settimane spettacolari: è la vittoria più importante della mia carriera».

L'epilogo-thriller lo aveva alimentato all'inizio Di Luca, partendo a razzo e dando cinque secondi a Menchov nei primi tre chilometri. «Ho rischiato il tutto per tutto - le sue parole -, avevo deciso di utilizzare la bici normale perché temevo la pioggia e così sarebbe stato più facile rilanciare dopo le tante curve del percorso. Nel finale mi sono mancate un po' le gambe, ma non ho nulla da rimproverarmi. La caduta di Menchov? Non sarebbe stato giusto vincere in questo modo: la maglia rosa è andata al migliore».

Il migliore, è vero, il più regolare, quello che non ha sbagliato nulla. Forte a cronometro, solido in salita, mentalmente lucidissimo, Menchov ha costruito in modo scientifico il suo successo, nonostante l'handicap di non disporre di una squadra di grande livello come i suoi rivali più accreditati. Ha tenuto bene a San Martino di Castrozza, ha beffato tutti all'Alpe di Siusi, ha limitato i danni nella Cuneo-Pinerolo, ha dato la spallata decisiva nella crono delle Cinque Terre.

E ancora: è stato brillante a Monte Petrano, ha ceduto appena una manciata di secondi sul Blockhaus, è stato incollato a Di Luca sul Vesuvio. Il Giro ha detto che il più forte è stato lui. Ma ha detto pure che Di Luca è l'unico ciclista in circolazione a poter puntare alle classiche e alle grandi corse a tappe, che Basso non è ancora quello che era prima della squalifica, che Simoni e Cunego non sono più competitivi sulle tre settimane, che Leipheimer è un eterno piazzato, che Armstrong ha fatto poco più di una gita, che Cavendish è il velocista più forte, che Petacchi si difende ancora alla grandissima, che Boasson Hagen ha talento sconfinato e che Sastre sarà l'uomo da battere al Tour.

Nell'ultima cronometro 12ª posizione per il bergamasco Marco Pinotti che ha accusato un ritardo di 29". L'ingegnere di Osio Sotto si è classificato 40° nella classifica finale.

Ordine d'arrivo
1. Ignatas KONOVALOVAS (Lit) in 18'42" alla media di 46,203 km/h; 2. Wiggins (Gbr) a 1"; 3. Boasson Hagen (Nor) a 7"; 4. Popovych (Ucr) a 11"; 5. BRUSEGHIN a 16"; 6. VISCONTI a 18"; 7. Devenyns (Bel) a 20"; 8. Tjallingii (Ola) a 21"; 9. GARZELLI a 23"; 10. Menchov (Rus) a 24"; 12. PINOTTI a 29"; 17. DI LUCA a 45"; 47. CACCIA a 1'10", 123. POSSONI a 2'22"; 135. VANOTTI a 2'35".

Classifica finale
1. Denis MENCHOV (RUS, RABOBANK) in 86h03'11" alla media di 38,942 Km/h; 2. DI LUCA a 41"; 3. PELLIZOTTI a 1'59"; 4. Sastre (Spa) a 3'46"; 5. BASSO a 3'59"; 6. Leipheimer (Usa) a 5'28"; 7. GARZELLI a 8'43"; 8. Rogers (Aus) a 10'01"; 9. Valjavec (Slo) a 11'13"; 10. BRUSEGHIN a 11'28"; 12. Armstrong (Usa) a 15'59"; 40. PINOTTI a 1.27'17"; 83. POSSONI a 2.40'36"; 107. VANOTTI a 3.09'26", 122. CACCIA a 3.28'31".

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