Brignoli, ex Primavera Atalanta
in Bulgaria con il Botev Plovdiv

«Mi alleno tra i pali quadrati e studio da solo il cirillico. È tutto un altro mondo ma spero diventi il mio trampolino di lancio, magari per tornare un giorno all’Atalanta». È uno che ama le sfide, Luca Brignoli, bergamasco di Albino. A 26 anni ha accettato l’offerta del Botev Plovdiv, squadra bulgara con un discreto passato ma ora ultima con un punto dopo nove giornate.

Del resto coraggio e personalità non gli hanno mai fatto difetto, come quando a 8 anni durante un provino all’Atalanta di fronte all’osservazione del maestro Bonifaccio che di Peruzzi ce n’era uno solo, rispose che «magari ce ne sarebbero stati due», anche se anni dopo si pentì di quella simpatica sparata fanciullesca. Così non ci ha pensato due volte quando è arrivato il Botev. «Mi hanno chiamato Zanoletti e Morini, miei ex compagni al Lumezzane. Loro erano già lì e si trovavano bene. Ho deciso di andare, non sarebbe stato un salto nel buio».

A convincerlo non solo la folta colonia italiana, compresa nuova proprietà e nuovo mister (Piccioni, ex Sambenedettese), ma anche la prospettiva di farsi vedere: «Il campionato è molto seguito, specie dai russi. C’è più visibilità qui che in C1. Per me è un’occasione da sfruttare al massimo. E comunque è serie A, in casa abbiamo sempre 10-15 mila spettatori che ci applaudono anche se siamo ultimi. È fantastico, ti senti veramente giocatore. Sabato ho esordito contro il Cska, solo alla vigilia ho saputo di poter giocare. Non avevo nemmeno la mia maglia, quella col numero 69, perché non era arrivata, così ho giocato con il 30. Abbiamo perso solo 1-0 e alla fine i tifosi ci hanno trattato come se avessimo vinto. Ora proviamo a fare il miracolo e salvarci».

Cresciuto a Zingonia nella nidiata di Bianchi e Pagano, maturato in C, ora cerca di spiccare il volo ricominciando a duemila chilometri di distanza. «Dopo la mia miglior annata di sempre, a Ravenna, aspettavo una chiamata dalla serie B. Invece nessuna offerta, in Italia c’è crisi. Ma io non volevo accontentarmi dopo l’ultima stagione. Avevo richieste anche dalla Grecia (Kavala) e dalla Scozia (Hibernian), intanto aspettavo l’offerta giusta e mi allenavo grazie all’AlzanoCene con il loro preparatore dei portieri Marco Signori, che è anche mio zio. Ma mi mancava la partita, così senza paura ho accettato di andare in Bulgaria».

Il cambiamento è stato radicale. «Da solo sto cercando di imparare il cirillico, perché l’inglese lo parlano in pochi. Il posto è bello, anche se qui puoi vedere una Bentley Limousine superare una carrozza a cavalli, perché ricchezza e povertà convivono. Sono qui da un mese, mi sto abituando anche alle stranezze: per dire sì devi fare no con la testa e viceversa. E dove ci alleniamo i pali delle porte sono quadrati. L’organizzazione non è il massimo, a livello tattico sono indietro, ma si può giocare a calcio e per me può essere una vetrina importante. Magari per coronare un giorno il mio sogno: tornare all’Atalanta».

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