«A Firenze in Coppa la partita dell’anno»
Gasp: siamo nelle condizioni di giocarcela

Intervista a tutto campo al tecnico nerazzurro che sentenzia: «Ora chi parla di Europa deve fare i conti con noi».

Gian Piero Gasperini che parla volentieri di calcio è una piacevole eccezione. Si può dire e scrivere quel che si vuole, ma Gasp non dedica tempo «pubblico» al tema. L’eccezione è il momento, e il giorno giusto per fargli perdere tempo.

Mister, cominciamo da una sua dichiarazione di metà ottobre, dopo 6 gare su 8 senza gol: «Atalanta avanti con il gioco. A volte più bello degli altri due anni»...

«Avevo detto così?!?»

Si, e anche: «Futuro legato a quanto miglioreremo in zona gol: possiamo diventare un’ottima squadra».

«Mi è andata bene... Sul gioco mai pensato di cambiare strada, magari si doveva correggere...».

Infatti tutto è cambiato quando ha inventato Papu trequartista.

«La verità è che ci sono arrivato. L’avevo pensato... ma l’anno scorso provavo con Ilicic, pensavo che Gomez tornasse quello dei 16 gol. Poi ho visto che Ilicic serviva vicino alla porta, a volte hanno giocato insieme, ma dietro avevo Cristante. All’inizio l’idea era Pasalic, volevo anche valutare Pessina e Valzania. E davanti mancava Ilicic».

Ricorda l’immediato dopopartita di Copenaghen?

«Vi ho detto che Pasalic non era un trequartista, infatti adesso fa altro ed è un ottimo giocatore».

Restiamo a Gomez.

«L’ho provato al limite vicino all’altra punta, poi è nata l’idea di abbassarlo. Dal Chievo. All’inizio aveva il difetto che alla lunga finiva la partita a fare la punta, adesso è una meraviglia».

Gioca sempre più basso.

«All’inizia serviva la verifica contro le big, se lì c’è Pjanic è difficile. E con la Roma il recupero di fine gara che ha portato all’applauso dello stadio m’ha detto che il percorso è compiuto e l’uomo speciale. Fantastico».

Il suo bilancio?

«Straordinario. Adesso ci sentiamo molto più forti che a inizio torneo. Mancano 16 gare e siamo alla pari con Milan, Lazio, Roma. E dietro la Samp ha fatto un mercato straordinario».

È ora di gettare la maschera.

«Diciamo che adesso siamo nelle condizioni di giocarcela».

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