Atalanta, così bella e imprevedibile
È il dna del Gasp, prendere o lasciare

Nonostante ormai sia la quarta stagione della gestione Gasperini, c’è chi ancora non si è abituato al suo modo di intendere il calcio.

Il dna di Gasperini è noto, ma nonostante ciò molti tifosi e commentatori sembrano non averlo capito fino in fondo. Contro la Lazio, la squadra può aver esagerato nel gettare al vento il vantaggio di tre gol, ma non è del tecnico piemontese indurre i giocatori ad arretrare il baricentro o a costruire barricate di fronte alla porta di Gollini per difendere anche cospicui vantaggi. Per molti il pareggio, oltretutto viziato da rigori dubbi (secondo il Gasp), è parsa quasi una sconfitta.

La delusione è tanta è vero, ma l’Atalanta gioca così, nel bene e ne male e accontentarsi è un vocabolo sconosciuto ai nerazzurri. A volte è proprio per questo atteggiamento che la squadra incappa in risultati rocamboleschi e inaspettati, ma non solo con finale negativo come sabato, anche in positivo come contro la Spal o con il Genoa, sol per citare due casi.

Il punto allo stadio Olimpico consente, comunque, a Papu Gomez e soci di mantenere saldo il terzo posto in classifica e quindi pienamente in corsa per la Champions. Un altro aspetto da non sottovalutare è la super prestazione offerta nei primi 45’ minuti contro la Lazio, è sembrato addirittura di rivedere le esaltanti giocate del Brasile, anni ’60, degli indimenticabili Pelè, Didi, Vavà e del funanbolico Garrincha. Insomma, siamo consapevoli di avere sotto gli occhi una compagine che sta recitando a memoria un film da Oscar, sia pure con qualche umana distrazione che, tuttavia, è più che perdonabile, non credete?

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