Atalanta, dal mercato la rinascita?
Ne dubitiamo, ci vuole ben altro

Siamo proprio sicuri che l’ormai imminente mercato di riparazione colmerà le evidenti e molteplici lacune in casa atalantina? Ne dubitiamo parecchio.

Fossero sufficienti gli innesti della sempre più invocata punta al posto di Denis e di un esterno di centrocampo sarebbe confortante. La squadra del massacrante Ko di Roma abbisogna di terapie ben più efficaci altrimenti saranno guai seri nel prosieguo di stagione.

E non si può liquidare la figuraccia nella capitale rifugiandoci nel «si è trattato della classica serata no». L’accaduto nel match con la Lazio ha, infatti, del recidivo eccome. Non fosse così la classifica sarebbe di gran lunga migliore. Viceversa la stessa è figlia legittima di variegati problemi emersi spesso e volentieri in casa e in trasferta nelle quindici partite sin qui disputate. Certo, allarghiamo le braccia al paio di pedine promesso più o meno ufficialmente dalla società anziché il contrario. In aggiunta però guai sottovalutare altri fattori che con le strategie tecniche e tattiche, magari, non hanno nulla di che spartire o giù di lì. Innanzitutto urge ricorrere alla somministrazione di farmaci d’urto in grado di restituirci un’Atalanta di nuovo provincializzata al massimo. Carattere, concentrazione, cuore (e fermiamoci) gli elementi da coniugare senza ulteriori perdite di tempo.

Diamo, in altre parole, un violento calcio all’Atalanta moscia, priva di reattività e dal gioco impalpabile visionata contro l’undici allenato da Pioli. Solo così potremo affidarci ad una progressiva e definitiva operazione-risalita. Anche mister Stefano Colantuono dovrà portare del suo mettendo da parte fattori di contorno che all’atto pratico non portano contributi costruttivi alla specifica causa. Fermo restando che sarà tanto di guadagnato, se il mercato ci regalerà piacevoli sorprese ma non illudiamoci troppo.

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