Atalanta, ennesimo flop in trasferta
Urgono diagnosi e terapia opportune

Che dire dell’ennesimo flop in trasferta e per l’ennesima volta contro avversari invischiati nella zona rossa della classifica? Troppo labile l’alibi dell’emergenza formazione con l’aggravante dei due ko in avvio di partita di Bellini e di Stendardo.

Che dire dell’ennesimo flop in trasferta e per l’ennesima volta contro avversari invischiati nella zona rossa della classifica? E a Reggio Emilia c’è pure stata l’aggravante della superiorità numerica nel corso dell’ultimo quarto d’ora di gioco, più recupero.

Troppo labile l’alibi dell’emergenza-formazione annunciato alla vigilia alla quale si sono aggiunte nella prima parte della gara i forfait di capitan Bellini e di Stendardo. Ma a conti fatti si è assistito alla solita deludente prestazione-trasferta che ha, così, inciso sul mesto rientro a Bergamo.

Nemmeno il classico punticino è stato messo in saccoccia, un risultato che al pronti-via sembrava addirittura stretto. Ma se pochi atalantini hanno meritato la sufficienza la dice lunga sul comportamento dello stesso collettivo.

In settimana si discuterà a fondo e di nuovo sull’evidente disparità di atteggiamento in casa e fuori. Argomento, questo, che si trascina pressoché dall’inizio della stagione. Evidentemente in quasi tre mesi di campionato non è stata trovata la diagnosi e in assenza della quale alcuna terapia non è certamente prescrivibile.

Si può, invece, sostenere a questo punto che il valzer dei moduli tattici sin qui escogitati da mister Colantuo hanno dato risultati, sicuramente, insoddisfacenti. Per fortuna la graduatoria è lì che ci avverte di allontanare ogni allarmismo. I sei punti che ci dividono dalle terz’ultime sono rassicuranti non poco. Ma se pensiamo che un blitz in Emilia ci avrebbe portato a sognare una legittima scalata a ridosso dei quartieri europei il rammarico si raddoppia o forse meglio si triplica.

E sempre nei giorni che ci separano dalla prossima sfida casalinga con la Roma si discuterà a fondo, anche, sulla coesistenza dell’accoppiata Livaja-Denis in avanti. Non mancano, poi, quelli che a centrocampo bocciano, in modo inequivocabile, il triumvirato Migliaccio-Cigarini-Carmona. Per non farci mancare proprio niente cosa rispondere a chi non sa spiegarsi il motivo dell’inutilizzo di Bonaventura, dichiarato dallo staff medico abile e arruolato dopo l’infortunio? Ovvio che il tutto sia figlio del senno di poi…

Arturo Zambaldo

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