Atalanta, in soli quattro giorni
Reja dalle stelle alle stalle - Video
In tal caso gli evviva nei suoi confronti per l’exploit della squadra di metà settimana con la Lazio, e più o meno per le precedenti partite, sarebbero da chiudere a chiave nel cassetto. Addossiamogli pure la scelta sbagliata di preferire Toloi, nella ripresa, a Raimondi o a Conti ma da qui a indicarlo il capro espiatorio per eccellenza ce ne vuole. Se fosse il mister friulano la causa dei mali emersi a Bologna sarebbe allora sacrosanto assolvere i giocatori con formula piena o giù di lì.

Pinilla
(Foto by Magni Paolo Foto)
Siamo, però, seri. A meno che, sempre Reya, abbia energicamente urlato dalla panchina a Toloi di compiere quell’erroraccio che ha consentito a Giaccherini di portare in vantaggio la propria squadra. E se avesse suggerito nel primo tempo a Gomez e a Kurtic di sprecare le occasionissime da gol a due passi dal portiere avversario. O, perché no, abbia emesso un urlo all’indirizzo dell’ arbitro affinchè sorvolasse sul rigore e mezzo a suo favore. Insomma se ogni colpa ricadesse sul tecnico dovremmo ricrederci su un’Atalanta che con la sua gestione è rimasta in serie A e se sin qui si è mantenuta orgogliosamente e con pieno merito nella parte sinistra della classifica.
Anche sui sogni o incubi che si ricorrono a intermittenza dall’inizio stagione vale la pena aprire un dettagliato capitolo. Subito nel dopo-Lazio e nei successivi quattro giorni, precedenti la sfida di Bologna, si contava col contagocce chi non aveva pronunciato il termine Europa.
Ultimata la partita del Dall’Ara solo a tirare in ballo le manifestazioni internazionali si viene tacciati per autori di reati. E non sono che trascorse novantasei ore (fate i debiti conti) dai trionfalismi e quant’altro. Se ipotizzassimo (auspicandolo naturalmente) un blitz nel prossimo turno di sabato sera a Milano, con i rossoneri, la porta dei sogni verrebbe di colpo e di nuovo spalancata. Portiamo pazienza, questo fa parte del calcio e non solo...
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