Atalanta, la mazzata col Parma
deve servire per rialzare la testa

L’importante è che la mazzata di domenica allo stadio Azzurri d’Italia serva a qualcosa nell’immediato futuro. Lasciamo perdere, però, nè il tormentone-salvezza né l’altrettanto dibattuto discorso dell’asticella da alzare.

L’importante è che la mazzata di domenica allo stadio Azzurri d’Italia serva a qualcosa nell’immediato futuro. Lasciamo perdere, però, nè il tormentone-salvezza né l’altrettanto dibattuto discorso dell’asticella da alzare, riemerso non a caso, dopo il trionfale tre a zero sul Napoli. Urge, invece, diagnosticare le cause sulla palpabile e per nulla annunciata batosta contro il Parma.

E poi via alla terapia, se necessaria, d’urto. Da prendere a fondo in esame, tra l’altro, il crollo mentale dell’intero collettivo subentrato non appena incassato il secondo gol. Da non dimenticare, contemporaneamente, la doppietta rifilataci dalla Fiorentina con Consigli costretto a chinarsi sei volte per togliere il pallone dalla sua porta nel giro di soli otto giorni. E, sempre, in quel breve lasso di tempo l’Atalanta è rimasta a digiuno completo in fase risolutiva. Insomma, ce n’è per ogni gusto per non sottovalutare i segnali purtroppo pervenuti. Al bando preferire dare un taglio o sottacere sulle lacune emerse.

Soffermarsi, ad esempio, su qualche pur legittimo aspetto a favore (il clamoroso rigore negatoci a inizio partita e le autoreti, specie quella di Benaloune, a dir poco rocambolesca) sarebbe un errore o forse meglio di costruttivo rimarrebbero, a stento, le briciole. Una volta azzeccata la medicina giusta diventerà lecito indirizzare lo sguardo verso il classico bicchiere mezzo pieno. Del resto si avrà a che fare con i medesimi giocatori utilizzati da mister Stefano Colantuono nell’applaudito match con il Napoli e in altre sfide che ci hanno consentito un percorso di assoluta serenità. A meno che, di punto, in bianco, gli atalantini non abbiano disimparato a giocare con le rispettive quotazioni scese, chissà per quale motivo, a dismisura. Lo stesso discorso vale per Colantuono che dalla sua, ripetiamolo sino alla noia, ha fior di risultati da sventolare a Bergamo.

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