Atalanta, la memoria ha le gambe corte
Chi parla più di rischio retrocessione?

La memoria si dice che abbia le gambe corte. Un detto coniugabile con una buona fetta di supporter atalantini (compresi media e quelli del mestiere ritenuti i depositari del credo calcistico). Tutti a presagire subito dopo il flop interno col Torino la probabile retrocessione del team da poco affidato alla regia di Edy Reja.

Quel giorno era il 4 aprile, adesso ne abbiamo 27. É cioè trascorso meno di un mese e in giro di «salvezza» non se ne vede nemmeno l’ombra. Del resto il risucchio da parte della zona rossa della classifica è rimasto uno sbiadito ricordo. Chi scrive ha sempre invitato a guardare avanti, privilegiando il bicchiere mezzo pieno, forti di un paio di punti fondamentali: la miglior qualità dell’organico rispetto alle traballanti Cagliari e Cesena (fuori causa, ovviamente, il Parma) e il solido assetto societario. Pure l’ultimo sofferto punticino con l’Empoli, di domenica scorsa, ha ulteriormente agevolato il percorso che porterà la squadra alla conclusione del torneo senza sbavature.

Alle porte, tra l’altro, c’è la sfida proprio con il Cesena, l’avversaria che, secondo, il folto gruppo delle solite Cassandre era, fino a 3 settimane fa, la più temibile in quanto in gran ripresa. Bene, in Romagna ci recheremo con il solido margine di 8 punti quando mancano 6 giornate al termine. Con un blitz si andrebbe di colpo a + 11; pareggiando si rimarrebbe, comunque, a + 8. Da tener presente che, sempre in tema di cifre, la quota salvezza è fissata intorno ai 35-36 punti. Diteci, allora, perché mai il partito del bicchiere mezzo vuoto avrebbe dovuto essere preso in alta considerazione?

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