Atalanta-Leicester, quante similitudini
L’inizio della favola è lo stesso - Video

Leicèster, Lèicester o Leisestr? La pronuncia poco importa: tutti sanno di chi si parla. Lo sanno anche i tifosi atalantini, che tra domenica e lunedì hanno cercato di addolcire la cadenza bergamasca per pronunciare il paragone.

A dodici giornate dall’inizio del campionato la «Banda Gasperini» fa di tutto per riscrivere la favola d’Oltremanica: Leicester, maglietta blu elettrico, stagione 2015/2016, campioni d’Inghilterra. Un sogno che per ora non costa nulla, salvo gli scompensi cardiaci dei tifosi allo stadio o davanti alla televisione. Partiamo dai numeri: L’Atalanta è al quarto posto in classifica con 22 punti in 12 partite, 19 gol fatti e 13 subiti. Il Leicester un anno fa era terzo con 25 punti, 25 gol fatti e 20 subiti. Una distanza nemmeno troppo marcata (senza quella sconfitta con Palermo, chissà).

Gli interpreti: da una parte Claudio Ranieri, accolto tra i fischi e gli sberleffi, portato in trionfo pochi mesi dopo. Le sue prime parole dopo il titolo: «L’unica dedica che posso fare è dire a tutti di crederci. Provateci, non solo nel calcio, ma in tutti i campi della vita». A Bergamo Gian Piero Gasperini. Anche per lui esordio non felice, esonero a un passo e la svolta contro il Napoli. Un pazzo: fuori le prime scelte, dentro dei giovani senza nulla da perdere. Che infatti vincono.

In attacco Jamie Vardy, breve periodo agli arresti domiciliari, poi l’esplosione. La classe operaia che va in testa alla Premier. Andrea Petagna, due spalle larghe così, un passato da baby fenomeno e la voglia di spaccare la rete a cannonate. Mahrez e il Papu Gomez. Non incrociate gli occhi: il primo è mancino, francese di nascita e gioca con l’Algeria. Il secondo è destro, argentino, ma vorrebbe indossare l’Azzurro. Li accomunano il dribbling e la fantasia. Kanté e Kessié, stesso accento. Una poesia di muscoli per il centrocampo. Poi ci sono l’austriaco e lo svizzero: Fuchs e Freuler. Non certo dei fulmini, ma con una tecnica preziosa per gli schemi dei rispettivi vati. L’unica cosa che hanno in comune Wesley Morgan e Mattia Caldara invece sono le zingarate in area di rigore. Il gigante buono di Ranieri è anzianetto (per il gioco del calcio) e capitano. Caldara, se continuerà così, lo diventerà.

In questa storia ci abbiamo messo del nostro, affiancando un paio di immagini in cui Gasperini e i giocatori nerazzurri esultano proprio come i campioni d’Inghilterra. È stato facile, perché tutte le squadre sulla faccia della terra tutti festeggiano allo stesso modo e avremmo potuto farlo anche con le foto Oratorio Brusaporto o del Valserina. Però se di favola si tratta, le illustrazioni arricchiscono il racconto. L’importante è l’ultima pagina. Che sia a lieto fine.

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