Atalanta, se si sposasse di nuovo
la strategia di squadra operaia?

Ampi consensi per gli atalantini nella gara persa domenica scorsa con la Fiorentina. Meno, ma pur sempre sottolineati, al termine dello 0-2 di San Siro con l’Inter, nel turno infrasettimanali. Prendiamone atto.

Ampi consensi per gli atalantini nella gara persa domenica scorsa con la Fiorentina. Meno, ma pur sempre sottolineati, al termine dello 0-2 di San Siro con l’Inter, nel turno infrasettimanali. Prendiamone atto. Ma la sostanza, purtroppo, non cambia dando l’equo significato a cifre e classifica. Nei centottanta minuti citati (recuperi esclusi) i nerazzurri hanno incassato tre gol e digiuno totale nelle porte avversarie. Con questa claudicante marcia ci ritroviamo, così, ad un’unica lunghezza sopra la zona a rischio e a meno tre punti dal sogno europeo.

Per carità, non è il tempo di lanciare segnali di allarme visto che siamo all’inizio delle danze. Volendo guardare ad ogni costo il classico bicchiere mezzo pieno, la squadra, anche senza raccattare le poste in palio con i viola e a Milano, ha fraseggiato a dovere regalandoci uno spettacolo a tratti piacevole. Ma se alla fine dei giochi, difesa e attacco sono nel mirino delle critiche non è che ci si possa rasserenare o se preferite consolarsi. La situazione, poi, si aggrava se, come sta accadendo pressochè puntualmente Sportiello esce dal campo tra meritati applausi.

Una domanda. Non è che con l’organico uscito dal recente mercato, quanto meno, sulla carta rafforzato e quindi rassicurante induca i giocatori a osare di più sotto l’aspetto tattico? Per spiegarci meglio: l’eccesso di autostima (sempre che di questo si tratti) non è che magari produca, in questo caso, l’effetto contrario? Se entrambe le risposte fossero affermative sarebbe, allora, il momento di privilegiare quella strategia operaia di cui l’Atalanta se ne è appropriata il più delle volte nella sua ultracentenaria onorata storia. Forse non è giunto ancora il tempo di pretendere qualità e quantità in un colpo solo.

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