Boxe, Mayweather ha battuto McGregor
Un giudice orobico la «sfida del secolo»

Ne ha parlato tutto il mondo: il pugile statunitense Floyd Mayweather ha battuto il lottatore irlandese di arti marziali miste Conor McGregor.

Ko tecnico al decimo round. I riflettori di Las Vegas e di tutte le televisioni mondiali erano per loro, ma a bordo ring c’era anche un bergamasco: Guido Cavalleri, 64 anni, arbitro e giudice di fama internazionale che ha fatti compagnia ad un terzetto statunitense, l’arbitro Robert Bird e i due giudici Burt Clemens e Dave Moretti. Per lui non è stato un compito semplice: il match, definito “la sfida del secolo” ha visto contrapposti due atleti dalla tecnica molto diversa. Il primo, unico boxeur della storia a vincere 50 incontri sui 50 disputati, è un pugile puro. Il secondo invece è un campione di MMA, le arti marziali miste.

McGregor ha provato a forzare fin da subito per mettere in difficoltà l’avversario nei primi round. Con il passare dei minuti però ha prevalso la tecnica di Mayweather, più competitivo alla distanza.

L’arbitro ha interrotto la gara al decimo round perché ha ritenuto che McGregor, colpito da una serie impressionante di pugni, non fosse più in grado di combattere. Alla fine dell’incontro Floyd Mayweather , che si è aggiudicato una borsa complessiva di 300 milioni di dollari, ha annunciato per l’ennesima volta il suo ritiro dalla boxe.

Ma come ci è finito il bergamasco Cavalleri a Las Vegas? Dopo una lunga frequentazione della palestra della Bergamo Boxe, a 27 anni Egidio Bugada l’ha convinto ad iscriversi ad un corso per arbitri a Milano, punto di partenza di una lunga ascesa: «Arbitravo nel tempo libero mentre lavoravo come direttore commerciale della Banca Popolare di Milano. Poi nel 2005, pur avendo solo 52 anni, ho lasciato il lavoro, per dedicarmi full time al pugilato. L’anno prima ad Atlantic City mi ero tolto un’altra soddisfazione: mi avevano chiamato a fare da giudice al match per il Mondiale fra il canadese Arturo Gatti e Gianluca Branco. La stampa americana criticò la nomina di un italiano ma dopo la conclusione tutti mi fecero i complimenti e condivisero il mio verdetto, 3 punti a favore di Gatti».

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