Calcioscommesse, Doni ora sorride
«Ma mi sono distrutto la vita»

Atalanta e Doni prosciolti dall’accusa di combine a Crotone perchè la chat non è stata considerata una prova abbastanza concreta. L’intervista all’ex capitano neroazzurro che commenta la sentenza.

Signor Doni, sarà soddisfatto della sentenza, no?
Da un lato sono contento, dall’ altro c’ è da fare qualche analisi.

Quale?
Va bene, la combine non c’ è stata come avevo sempre sostenuto. Però con questi stessi elementi credo che 5 anni fa sarebbe finita diversamente. In peggio per me, ovviamente.

Perché?
Perché tirava un vento inquisitorio, c’ era bisogno di un capro espiatorio e quel capo espiatorio ero io. Serviva ai media, alla Procura di Cremona e a tutti gli altri palazzi. Sono stato condannato sul nulla, all’ epoca. Ora il contesto è cambiato. E la questione di Crotone-Atalanta è stata affrontata con meno superficialità.

Però lei aveva ammesso per Atalanta-Piacenza.
Alt. Avevo ammesso di sapere della combine organizzata da Gervasoni e da alcuni suoi compagni. Il che è diverso dall’ averla organizzata, cosa per la quale sono stato condannato. Io ho sempre ammesso di essere venuto a sapere della combine e di averci voluto mettere il naso. Invece, con la squalifica è passato il messaggio che ero quello che s’era venduto la partita.

Per Padova-Atalanta aveva addirittura patteggiato
.Mi trovavo in un momento in cui mi sentivo sprofondato, non ne potevo più. Visto il clima di inquisizione, temevo che per l’ Atalanta arrivasse un’ altra maxi-penalizzazione. Così ho patteggiato per evitare alla società nerazzurra punti di penalizzazione in più (l’ Atalanta alla fine ne rimediò due, ndr). Dovevano darmi l’ omessa denuncia, non l’ illecito.

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