Fabio Gallo e la Coppa Italia del 1995
«Atalanta, puoi farcela» - il video del gol

Atalanta-Juve di Coppa, la partita di Fabio Gallo. L’abbinamento con la Vecchia Signora non può non fare pensare a quella mitica serata bergamasca e al missile partito al minuto 117: 1-0.

Non è stata l’unica eliminazione inflitta alla Juventus, né l’ultima, ma senz’altro è quella che assume il significato più grande nell’immaginario collettivo: perché quella Juve era forte, perché erano i supplementari, perché la banda Mondonico si sarebbe poi arrampicata fino alla finale. L’Atalanta di oggi ci riprova ed è molto più vicina al traguardo: Fabio Gallo, oggi allenatore dello Spezia in B, è l’eroe di quella partita di quasi un quarto di secolo fa e ripercorre quell’impresa, puntando alla prossima: per lui, non c’è nulla di impossibile.

Mister, si ricorda quella notte?

«Eccome: è tutto ancora fresco nella mia mente. Sono passati quasi 23 anni, ma mi accorgo che quella partita è rimasta nella memoria collettiva: quel gol mi ha fatto entrare nella storia dell’Atalanta e nei ricordi della sua gente».

Il gol più importante della carriera?

«Lo è, per importanza e per le emozioni suscitate: lo stadio era stracolmo, fu fantastico. Fu un gol meraviglioso, in una partita del genere. Sono legato in maniera incredibile a quella rete, anche perché la collego a Chicco Pisani: fu lui a offrirmi l’assist».

Quell’Atalanta arrivò alla finale.

«È anche per questo che quella vittoria con la Juve è diventata così importante: il risultato ci diede grande carica, così come il passaggio del turno successivo. Contro il Cagliari, nella serata della neve spalata, si capì l’attesa e la voglia della gente: tutto questo ci spinse fino in fondo».

Rammarico per la finale persa?

«Fummo sfortunati: contro la Fiorentina dovemmo rinunciare a Vieri e a Pisani, in attacco c’erano solo Morfeo e Tovalieri. Rimane il ricordo dell’entusiasmo e delle coreografie del Comunale al ritorno: ma era la Fiorentina di Batistuta e Rui Costa, una squadra molto forte».

Leggi l’intervista integrale su L’Eco di Bergamo del 30 gennaio

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