Ferrari, Montezemolo rischia
Marchionne: Nessuno indispensabile

L’uscita di Luca Cordero di Montezemolo da Ferrari è più vicina e potrebbe essere sancita dal Cda di Fiat Chrysler a fine ottobre. Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo torinese, assicura che il tema dell’avvicendamento con Montezemolo «non è in agenda» ma avverte: «nessuno è indispensabile».

L’uscita di Luca Cordero di Montezemolo da Ferrari è più vicina e potrebbe essere sancita dal Cda di Fiat Chrysler a fine ottobre. Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo torinese, assicura che il tema dell’ avvicendamento con Montezemolo alla presidente della casa di Maranello «non è in agenda» ma, avverte, «nessuno è indispensabile» Tanto più se si guarda ai risultati in Formula Uno, dove il Cavallino Rampante non vince da sei anni.

All’indomani delle parole del numero uno della Ferrari, che a a Monza ha detto di aver dato la sua disponibilità a rimanere pe per un altro triennio a Maranello, dove è presidente dal 1991, Marchionne non solo stigmatizza le dichiarazioni, ma replica ai buoni numeri di bilancio citati da Montezemolo attaccandolo, indirettamente, sulla performance sportive: «La cosa importante per la Ferrari non sono soltanto i risultati economici ma è vincere e sono sei anni che facciamo fatica» «Sono due le parti della realtà Ferrari che sono importanti per noi come azionista e per noi come azienda: la prima sono ovviamente i risultati economici, i volumi, cosa su cui Luca ha fatto un grandissimo lavoro e gli faccio i miei complimenti.

L’altra è la gestione sportiva» afferma il manager, a margine dei lavori del workshop Ambrosetti a Cernobbio. «Io e Luca siamo grandissimi amici ma quando leggo le dichiarazioni sono cose che non avrei mai detto io su me stesso.

Io mi considero naturalmente essenziale ma so benissimo che sto al servizio dell’azienda. Quindi crearsi posizioni, illusioni che siamo al di fuori delle regole, al di fuori della dipendenza che esiste tra azienda e a.d sono cavolate, non esistono» attacca.

«Il cuore di Ferrari - sostiene - è quello di vincere in Formula1 e io sono un tifoso da anni. Vedere la Ferrari in queste condizioni avendo i migliori piloti, box di una qualità eccezionale, ingegneri che sono veramente bravi, vedere quel sistema lì e vedere che non vinciamo dal 2008..» Del resto l’azienda di Maranello è sempre più integrata nel gruppo Fiat Chrysler, pronto a trasformarsi in Fca e a sbarcare a Wall Street il 13 ottobre, dopo aver trasferito sede fiscale a Londra e legale ad Amsterdam. Di conseguenza, ci sta che il numero di Fca, ossia Marchionne, prenda in mano anche le redini della controllata (al 90%, il resto è di Piero Ferrari).

Finora le cose erano diverse: «L’abbiamo fatta gestire da Luca per un periodo per due ragioni» ricorda il manager citando, accanto ai risultati in Formula Uno, «l’indipendenza della Ferrari: anche per quanto riguarda il prodotto e il posizionamento della Ferrari del mercato era importante che si separasse dalla Fiat» Detto questo, prosegue, vale «per me e vale per lui come per tutti gli altri: noi siamo al servizio dell’azienda. Quando l’azienda cambia idea o per lo meno non c’è più la convergenza di obiettivi le cose cambiano» A maggior ragione se si tiene conto che «la parte essenziale di quello che noi facciamo è presentare una Ferrari vincente in Formula1. E’ un obiettivo assolutamente chiaro e non possiamo accettare una situazione diversa»

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