Gomez, Ilicic e Zapata, i tre tenori restano
Sartori: Champions, grande orgoglio

L’orgoglio per tutto quello che è stato fatto, ma anche per quello che si farà. La grande voglia di regalare ancora gioie a una città già innamorata dell’Atalanta, ma colpita duramente da un’emergenza sanitaria che ha ucciso tante persone. C’è tutto questo nell’intervista di Giovanni Sartori, responsabile dell’area tecnica dell’Atalanta ai microfoni di Sky Sport.

parla della pandemia e dice: «A Bergamo la situazione è stata drammatica, forse all’inizio perché presi da campionato e Champions ci abbiamo fatto meno caso. Poi ne abbiamo preso totale coscienza: penso alle immagini dei camion di bare che lasciavano la città. Ognuno ha pensato a provare a difendere la propria salute, il calcio è passato giustamente in secondo piano.

«Ora vorremmo ripartire per dare un segnale a Bergamo e provincia, dobbiamo provare a tornare alla normalità» aggiunge Sartori che parla della Champions:«Abbiamo capito in questi anni che l’Europa è una cosa bellissima. Ne sentivamo parlare dagli altri, ma quando la vivi l’appetito vien mangiando», spiega Sartori che continua: «Rappresentare Bergamo e la sua gente è motivo di orgoglio. Non dimentichiamo però che sotto di noi negli ultimi anni in classifica sono arrivate squadre blasonate, ma la proprietà è ambiziosa e non si è mai tirata indietro», spiega il dirigente nerazzurro, consapevole che c’è chi sogna addirittura il colpaccio, ancor di più nell’eventualità di partite secche ed eventuali final eight o final four. «Io sono sicuro che senza questa interruzione saremmo arrivati ai quarti in una condizione psico-fisica ottimale, avremmo detto la nostra - dice Sartori -.Cercheremo di passare il turno, la mentalità dell’allenatore è stata fondamentale per rendere l’Atalanta così solida».

Sicuramente importantissimo il lavoro di Gasperini, ma anche degli uomini mercato come lui. «Abbiamo venduto tanto in questi anni, è vero, ma abbiamo anche investito. Non è vero che se arriva l’offerta giusta l’Atalanta vende. Il principio della società è cedere un pezzo, massimo due, ma reinvestire e vendere per diventare più forte. Penso a Muriel, Zapata, Malinovsky e De Roon. Tutti sono stati a guardare i nostri conti nelle cessioni ma pochi hanno guardato a quanto abbiamo investito».

Un commento anche sulla proprietà, la famiglia Percassi. «Sono nati nell’Atalanta - dice Sartori -, hanno il Dna del club e di Bergamo. Ci mettono amore prima di tutti, il presidente Antonio ama l’Atalanta e Luca è quello che riesce a trovare sempre l’equilibrio in tutte le situazioni. Siamo una delle poche società italiane con stadio di proprietà, abbiamo ampliato la struttura di Zingonia, dove ora ci sono anche tutti gli uffici del settore giovanile». Un capitolo, quest’ultimo, ricorrente nella storia dell’Atalanta: «Storicamente quando si parla di questo club si parla di settore giovanile - ricorda Sartori - questo l’ho percepito da esterno per tanti anni e ora che lo vedo da interno lo capisco ancora meglio. Si tratta di una cultura a cui abbiamo dato continuità, abbiamo un allenatore che ogni anno ha fatto debuttare un minimo di 2 e un massimo di 4 giocatori all’anno». Tre i nomi di rilievo: Gomez, Ilicic e Zapata. «Qualcuno li ha chiamati i tre tenori, credo che resteranno a Bergamo per un po’ di tempo. Oggi all’Atalanta vengono tutti volentieri, siamo sulla bocca di tutti per i risultati e per quello che stiamo facendo».

Tra le cessioni eccellenti e remunerative, Sartori ricorda quelle di Barrow, Kulusevski e Pablo Ibanez: «Questo dimostra come si sia alzato il livello dell’Atalanta. Barrow, oggi uno dei migliori al Bologna, non aveva spazio da noi e abbiamo preferito sacrificarlo per una cessione. Ora abbiamo investito su Czyborra e Sutalo, giovani che speriamo possano fare una strada importante». Per Sartori, artefice in passato del miracolo Chievo, la crisi potrebbe essere anche un’opportunità: «Ci sarà sempre la differenza tra grandi e piccole, legata a diritti tv e sponsor. Poi sta ai dirigenti individuare staff e giocatori che diminuiscano il gap con le grandi».

Sul problema prestiti fino al 30 giugno, Sartori dice: «Lavoriamo sempre per evitare di avere giocatori a scadenza di contratto in rosa. Pasalic a Tameze sono gli unici due prestiti: abbiamo un accordo con loro. Stiamo provando a riscattare Pasalic dal Chelsea, per Tameze stiamo parlando con il Nizza per allungare il prestito ed esercitare a fine stagione il diritto di riscatto». Sartori è un operatore di mercato che si affida alle sensazioni che dà il campo per le sue decisioni. «Non riesco a pensare di non andare in giro per stadi, di non muovermi, di non andare a seguire i giocatori dal vivo. Durante il lockdown ho guardato molti video, ma non è lo stesso. Se non seguo i giocatori sul campo ho una percezione totalmente diversa. Il mercato post-Covid? Ci saranno un paio d’anni di contrazione, ma sarà un problema valido per tutti e poi si ripartirà come sempre fatto».

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