I primi 80 anni del «Galbu»
60 vissuti sui campi da basket

Paolo Galbuseri, ha compiuto 80 anni il mese scorso e fino a 75 ha calcato i parquet della provincia. Una passione e una volontà indomabile hanno caratterizzato la sua lunghissima carriera.

È sicuramente un record con la «R» maiuscola quello del bergamasco doc Paolo Galbuseri che il mese scorso ha tagliato il traguardo degli 80 anni. Sì perché il leggendario «Galbu» ha iniziato a 15anni a essere refertato nei campionati ufficiali di basket per togliersi la canotta a 75 suonati. Sei lustri filati in cui ricordi e aneddoti si susseguono in quantità industriale. Come nell’inaspettato esordio proprio il giorno del quindicesimo compleanno nella storica Amatori (sponsorizzata Reggiana) di serie B a Udine quando gli suonarono il campanello di casa la domenica mattina all’alba per caricarlo su un antiquato pulmino con i compagni di squadra. «Giocavo negli juniores – racconta – e il sabato notte il pivot titolare si era sentito male. Ricordo che all’entrata degli spogliatoi il custode mi fermò scambiandomi per il figlio di un giocatore. Realizzai una decina di punti e da quel momento fui promosso in prima squadra».

Da allora diventò punto fisso nelle orobiche Alpe, Celana, Sporting, Intervites, Excelsior, Pallacanestro Bergamo con l’intermezzo di un solo campionato Brescia. «Di giorno lavoravo alla “Vetraria” di via Camozzi e alle 19 correvo in palestra per gli allenamenti. Oltre che fonte di divertimento il basket rappresentava un’entrata economica. Alla “Vetraria” percepivo sulle 60 mila lire mensili, a giocare il doppio». In virtù di una possente stazza (185 centimetri di altezza per 85-90 chili di peso) sopperiva a una normale tecnica con un impegno da mille e una notte. «Gli avversari cercavano di limitarmi con falli di ogni tipo ma io rendevo pan per focaccia ingannando gli arbitri». Tre i personaggi rimasti stampati nella mente: don Franco Maggioni (Celana) «per l’intraprendenza e la generosità», Roberto Ghilardi (Sporting) «per l’entusiasmo e la passione per questa disciplina» e Giorgio Keller (Intervites) «per la signorilità e la disponibilità anche fuori dal campo».

Così spiega il motivo della longevità sui campi di gara. «Una vita assolutamente regolare supportata da una amorevole famiglia e da un fisico invidiabile». «Dopo i 50 anni i dirigenti mi sollecitavano i documenti di idoneità sportiva ma inventando scuse sono sempre riuscito a non sottopormi a nessun tipo di visita sanitaria». E adesso? «Da un po’ assisto, dalla panchina, agli allenamenti delle squadre senior e di tanto in tanto tiracchio da ogni posizione: il rammarico è non saltare più a rimbalzo, mio cavallo di battaglia dei tempi d’oro». Beh, accontentati indomabile Galbu!

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