In quindicimila per la notte più NerAzzurra

Frammenti e fotografie di una Notte NerAzzurra. Migliaia di tifosi che festeggiano al bordo di un palco, un passeggino agghindato con una bandiera atalantina, una coppia di anziani che balla nel salotto di casa. Come dire: qualcosa che ha saputo coinvolgere, unire, miscelare insieme realtà del tutto diverse. Con un filo conduttore unico, che spazia dal trasversale sentimento di «atalantinità» allo spirito di aggregazione che ha coinvolto tutte quelle persone nella serata di ieri.

Qualcuno, dal quartier generale di piazza Vittorio Veneto, giura che siano state almeno ventimila le persone coinvolte. Una stima generosa, ma neanche troppo inverosimile: almeno in quindicimila, ieri sera, sono passati di lì. C’è chi ha deciso di iniziare il proprio personale tour da piazza Pontida e dalla musica anni ’60, con quella pista da ballo che ha rinfrescato ricordi ormai annebbiati nella memoria dei meno giovani. Una pedana addobbata da ghirlande e luci soffuse, a ricostruire l’atmosfera di quarant’anni fa. E per un momento, cullati dalla musica, tutti si sono sentiti giovani dentro, come quei due ragazzini di sessant’anni che ballano all’interno del salone di casa, affacciato proprio sulla pista da ballo. Finestra spalancata per fare entrare le note e nessuna paura di essere scorti: il flash più romantico della serata è tutto per loro. Dedicata ai sentimentali più inguaribili anche la coreografia di piazza della Libertà, con quell’enorme velo illuminato da luci colorate a regalare ai fotografi uno scatto da cartolina e agli innamorati una tenera passeggiata.

Nel frattempo, qualche centinaio di bambini ha preso d’assalto piazza Vecchia, dove il Gioppino sta proponendo il suo repertorio fatto di marachelle e bastonate, mentre gli amanti dei classici hanno preferito buttarsi sulla storia di Atalanta, proiettata sui muri del museo Caffi, in Cittadella, come fosse un grande libro di mitologia.
Ma il punto forte della serata non poteva che essere il concertone di piazza Vittorio Veneto. Luciano Ravasio scalda gli animi, pur lasciandosi sfuggire una gaffe che un atalantino doc non dovrebbe permettersi, ringiovanendo di un anno la storica Coppa Italia del ’63. Poi, tra l’esibizione-lampo di Massimiliano Aresi e l’intrattenimento radiofonico-discotecaro dei dj di Number One, una carrellata di ospiti d’eccezione. Il sindaco Roberto Bruni e il presidente della Provincia Valerio Bettoni, innanzitutto, con il primo cittadino a farsi trovare pronto sulle incalzanti domande del «Chi vuol essere atalantino» improvvisato dall’intervistatore («Il nerazzurro che ha segnato più gol? Facile, Cristiano Doni…»). Poi scorrono sul palco amatissimi ex come Pasciullo, Magnocavallo, Domenico Moro e, soprattutto, Stromberg che, commosso, dedica ai tifosi parole d’amore, che esulano dal classico copione dell’ex affettuoso («Mi sento adottato: resterò a Bergamo fin quando morirò»). Quindi, tocca alle due parate sul Sentierone (in una c’è Atalanta che volteggia all’interno di una sfera rotolante, nell’altra una schiera di vestali che danzano con il fuoco), prima dell’attesissimo concerto del Bepi.

Unica nota stonata, la trovata di Claudio Galimberti «Bocia», leader degli ultras nerazzurri, che in chiusura è riuscito a salire sul palco e ad esibirsi in una «performance» (non prevista e soprattutto non richiesta) di mezz’ora con insulti gratuiti e volgarità.(23/09/2007)

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