Mauricio Pinilla, prendere o lasciare
Osannato col MIlan, criticato col Toro
Questo è Mauricio Pinilla, trentaduenne cileno, da un paio di stagioni sportive all’Atalanta. Insomma, prendere o lasciare. Non stupiamoci dal momento che le sue singolari caratteristiche erano ben note al suo arrivo a Bergamo. Una punta che con la quindicina di maglie indossate sinora ha puntualmente diviso a metà i rispettivi supporter. Vietato, in altre parole, chiedergli regolarità nel rendimento.
Per gli allenatori di turno il sistematico tormentone: schierarlo dal primo minuto contando sulle prodezze del giocatore oppure preferirgli un pari ruolo più regolare e quindi maggiormente affidabile? Fammi indovino e ti farò ricco, ricorda quel vecchio adagio. Scontato che se si fosse previsto che Pinilla alla mezz’ora con il Torino avesse calciato fuori uno splendido assist di Gomez a due passi dalla porta gli si sarebbe preferito qualcun altro. O ancor meglio e per di più l’allenatore friulano non l’avrebbe tenuto in campo sino alla fine del match con la speranza, cioè, che gli regalasse, prima o poi, uno dei suoi capolavori tecnici-atletici.
Ma non è sempre festa. Del resto se Pinilla brillasse in continuità sarebbe da tempo conteso da club che vanno per la maggiore. Da quando è da noi è andato a segno dodici volte (sei dal gennaio a giugno 2015). Un bottino non certo esaltante a meno che non lo si valuti sotto l’aspetto della qualità per i gol messi alle spalle dei ragionevolmente sbalorditi portieri avversari. Ribadiamo: prendere o lasciare, fate un po’ voi...
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