Non si poteva far finta di niente
La scelta Reja, zampino di Marino

Non si può certo dire che l’esonero di Stefano Colantuono fosse granché nell’aria. Altrettanto vero, però, che i presupposti per una sua messa in discussione si erano sprigionati subito dopo il criticato e mal digerito flop casalingo di domenica scorsa con la Sampdoria.

A livello di comunicazione un mare di disapprovazioni sull’operato del mister nerazzurro erano pervenute, tramite messaggi, nel corso di «TuttoAtalanta» di lunedì dai tifosi. Dallo stesso sondaggio promosso dal sito on line de L’Eco di Bergamo era emersa la netta maggioranza che indicava che per non far retrocedere la squadra si sarebbe dovuto sostituire Colantuono.

Al di là delle pressioni esterne evidentemente la dirigenza ha ritenuto opportuno «dare la classica scossa» come si dice in casi del genere. Che comunque si fosse rotto qualcosa tra allenatore e lo spogliatoio qualcuno ne aveva avuto, quanto meno, la sensazione. Qualche spettatore, con la Samp, poi, aveva notato che durante il cambio di un modulo tattico effettuato nella ripresa un paio di giocatori aveva manifestato un certo disappunto. Sottovalutabile ciò?

Sia, comunque, chiaro che a Colantuono bisogna rigorosamente riconoscere la bontà dei risultati ottenuti sulla panchina nerazzurra. In particolare, non gettiamo nel dimenticatoio il campionato della penalizzazione di sei punti quando altri suoi colleghi avevano risposto picche a venire a Bergamo. Sul «non gioco» della squadra di cui era sovente indiziato lo si poteva , comunque, perdonare di fronte ai puntuali obiettivi centrati.

E, comunque, nella stagione in corso Colantuono consegna al suo collega l’Atalanta «salva». La classifica è dalla sua anche se si può obiettare che le aspettative dell’estate parlavano all’unanimità di ben altro percorso per capitan Bellini e compagni. Da giocare, però, c’è un terzo di torneo e Cagliari (terzultimo a -3) e Cesena (penultimo a -4) non lasciano tranquilli.

Far finta di niente con un’Atalanta reduce dal poker di sconfitte, tutte più o meno recitate con il medesimo copione, sarebbe stato salutare? L’interruzione di rapporti consolidati come erano quelli tra società e Colantuono sono dolorosi. Ma a prevalere deve essere la consapevolezza, nonché, l’auspicio di agire per l’esclusivo interesse dell’Atalanta. A nostro avviso, la scelta di Reja è da coniugare ampiamente su questa linea.

Amarcord o «minestre riscaldate» (tipo Del Neri o Delio Rossi) sono state, così, messe in un angolino. Di Reja parla il suo inattaccabile curriculum professionale e le qualità di uomo integerrimo con la «I» maiuscola. Un allenatore portato da sempre sul palmo della mano dal direttore generale Pierpaolo Marino. Anche questo è da considerare un valore aggiunto.

Arturo Zambaldo

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