Quattro anni senza Ivan Ruggeri
Che gioia proverebbe ora

di Roberto Belingheri
Chissà come brillerebbero, oggi, gli occhi di Ivan Ruggeri. Stringerebbe il sorriso che trasformava il suo volto da severo a imbarazzato, direbbe poche ma giuste parole. Oggi sono quattro anni dalla morte del presidente dell’Atalanta, Ivan Ruggeri.

Quattro anni, ma sono quasi dieci, da quell’inizio gennaio del 2008, quando la malattia ha iniziato a portarlo via alla sua famiglia, all’Atalanta, ai tantissimi bergamaschi che gli volevano bene. Sì, oggi gli occhi di Ivan Ruggeri brillerebbero. Anche se le chiavi di casa sono passate di mano, la sentirebbe ancora sua come la può sentire chi l’Atalanta ce l’ha dentro, tatuata, impressa, inestirpabile. Sarebbe felice, di vederla quinta in classifica. Sarebbe felice di vederla piena di ragazzi nati e cresciuti nel vivaio. Sarebbe felice di vedere tanti bergamaschi in campo. Sarebbe felice di vederla giocare un calcio spettacolare.

Se ci si pensa, l’Atalanta di quest’anno è un concentrato, la sintesi perfetta, di tutto quello che Ivan Ruggeri ha sempre desiderato che fosse l’Atalanta. Giovane, bella, divertente, con grandi sogni. Ci aveva provato anche lui, a farla così. Ci aveva provato anche lui, a farle fare il grande salto, aprendo i cordoni della borsa per vedere l’Atalanta fare «l’intrusa» su in alto, a rompere le scatole a quelle grandi squadre, al «palazzo del calcio» che tanto detestava e tanto aveva combattuto.

Ci era riuscito solo in parte, con un pezzo della piazza di Bergamo che, facendogli un torto imperdonabile, non gli riconosceva nemmeno il merito di quella «parte». Perché l’Atalanta con Ruggeri è quasi sempre rimasta in serie A, e quando è andata male, è quasi sempre tornata subito in alto. Anche l’Atalanta di Ruggeri ha, a tratti, divertito parecchio. Lui era già nel buio della malattia il 26 marzo 2009, quando i nerazzurri guidati da Gigi del Neri mandarono sonoramente al tappeto l’Inter del futuro triplete. 3-1 e pedalare, con la gente in delirio. Eppure, quella era l’Atalanta che lui aveva voluto, pensato, seminato. Ed era bella, divertente, ambiziosa.

Ivan Ruggeri, sono già quattro anni. Eppure sembra ancora oggi impossibile non vederlo seduto, quasi accartocciato per la tensione, sulla sua poltroncina, la prima a sinistra, davanti alla balaustra della vecchia tribuna d’onore, con Alessandro sempre alla sua destra. Gli anni passano, ma il ricordo non sbiadisce. E quel che si è seminato, cresce.

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