Quel 20 aprile di Atalanta-Malines
Quanta nostalgia dell’Europa - Video

Era il 1988, e i nerazzurri giocarono una sfortunata e indimenticabile partita in Coppa delle Coppe.

Dove eravate? Tra i fortunati (quasi) 40 mila che gremivano gli spalti dello stadio di viale Giulio Cesare, mai così inadeguato, o attaccati davanti alla Tv per la partita più importante della storia dell’Atalanta? Era il 20 aprile di 28 anni fa, il 1988 e i nerazzurri si giocavano un traguardo assolutamente impensabile: la finale di Coppa delle Coppe contro i belgi del Malines (o Mechelen, in fiammingo). Torneo ormai finito in soffitta, fagocitato dalla Europa League, dove ci finiscono sia le migliori classificate extra Champions che le squadre vincitrici delle coppe nazionali. In realtà l’Atalanta la Coppa Italia non l’aveva vinta: anzi, era pure retrocessa in serie B. Ma in finale c’era arrivata, solo che davanti c’era il Napoli, quello di Diego Armando Maradona in stato di grazia che aveva asfaltato i nerazzurri sia nella finale di andata che in quella di ritorno: avendo vinto il campionato, i partenopei se ne andarono a giocarsi la Coppa dei Campioni, mentre i nerazzurri in Coppa delle Coppe. Unica squadra italiana di B in lizza in Europa da immemore tempo.

Primo turno, e urna baciata dalla fortuna: i rivali sono i gallesi del Merthyr Thydfil, roba da fare fatica a trovare sulla cartina geografica del Regno Unito, squadra di puri dilettanti.

Eppure in Galles i nerazzurri perdono 2-1 e nel Belpaese c’è già chi tuona pensando alla vergogna del calcio italiano rappresentato da una squadra di serie B: dovrà rimangiarsi tutto, anche perché al ritorno i nerazzurri guidati in panca da Mondonico liquidano la pratica con un secco 2-0.

Secondo turno ed ecco i greci del’Ofi Creta. Andata a Salonicco e sconfitta per 1-0.

Ritorno a Bergamo e Nicolini prima e Garlini poi sistemano pure questa.

Ai quarti arriva il primo nome da far tremare i polsi, all’insegna dei corsi e ricorsi storici: quello Sporting Lisbona che nel 1963 eliminò i nerazzurri al loro debutto nella Coppa Coppe. Quella volta l’Atalanta la Coppa Italia l’aveva vinta davvero, e al primo round batte i portoghesi 2-0. Al ritorno a Lisbona i biancoverdi vincono 3-1, ma la regola della rete fatta in trasferta che vale doppio non è ancora applicata (e sarebbe passata l’Atalanta).

Morale, si va allo spareggio in campo neutro a Barcellona, dove lo Sporting vince 3-1 ai supplementari.

Magra consolazione, saranno proprio i portoghesi a vincere la Coppa, superando in finale l’Mtk Budapest.

Arriva quindi il tempo della rivincita, e che rivincita: 2-0 in casa con reti di Cantarutti e Nicolini: al ritorno all’Alvalade davanti a 70 mila spettatori i nerazzurri sono falcidiati da infortuni vari e in assoluta emergenza. Tengono duro fino al 66° quando incassano la rete dello Sporting: sembra l’inizio della fine ma ci pensa ancora Cantarutti a togliere le castagne dal fuoco con una rete all’81’ che rimane nella memoria di migliaia di tifosi nerazzurri.

Quella sera a Bergamo la terra tremò, ma non c’era nessun terremoto, solo l’incredibile consapevolezza di essere in semifinale: la sola squadra italiana ancora in corsa. E con avversarie da far tremare i polsi: Ajax, Marsiglia e i belgi del Malines, sulla carta i più sconosciuti, ma in realtà forti ed emergenti, capaci di dare filo da torcere alla nobiltà belga dell’Anderlecht, Standard Liegi e (in quegli anni) Beveren del portierone Jean Marie Pfaff.

All’andata passano i belgi con Eli Ohana (israeliano che sembrava destinato ad una grande carriera, ma ballerà una sola stagione, purtroppo quella dove incrociò l’Atalanta), ma Stromberg pareggia subito. Nella ripresa Nicolini si mangia un’occasione colossale davanti a Preud’Homme (e nel lato dello stadio gremito di 3.000 bergamaschi pronti a tracimare in campo) e nel finale Den Boer fa il 2-1. Ma l’Atalanta c’è, ed è pronta a giocarsela al ritorno.

A Bergamo è il delirio: code chilometriche a caccia del prezioso tagliando per la partita: anche la stampa sportiva nazionale si rimangia tutto e si concentra sui nerazzurri. Il 20 aprile 1988 Mondonico schiera Piotti, Bonacina, Gentile, Fortunato, Barcella, Rossi, Stromberg, Nicolini, Bonetti, Icardi e Garlini.

Gli spettatori sono 37.500, e tutti sperano nel miracolo. E il bello che sta quasi per succedere quando al 39° Garlini trasforma un calcio di rigore: è parità assoluta, ma per la regola del goal segnato in trasferta, l’Atalanta è a Strasburgo per giocarsi la coppa con l’Ajax che aveva già risolto nell’andata la pratica Marsiglia. Ma purtroppo la ripresa va diversamente: al 57’ pareggia Rutjes e a 10’ dal termine arriva l’1-2 di Emmers. In finale ci va il Malines, e visto che l’Atalanta porta bene vincerà pure la Coppa delle Coppe.

Per i nerazzurri la consolazione del ritorno in serie A, seppure con il fiatone, agganciando l’ultimo dei 4 posti disponibili quella stagione per la promozione. Negli anni a venire sarà il turno della Coppa Uefa, con due partecipazioni, ma nessuna riuscirà mai a far sognare il popolo nerazzurro come quella cavalcata incredibile in Coppa delle Coppe.

© RIPRODUZIONE RISERVATA