Sofia, la bimba che ha iniziato a Foppolo
«Il podio lo dedico a me stessa» - Video

«Grazie a quella bambina, quella Sofia di sei anni che sognava di vincere le Olimpiadi sulle nevi di Foppolo».

«Oro? 4 anni fa facevo la commentatrice alle Olimpiadi, ancora non ho realizzato». Sofia Goggia quasi in lacrime al termine della discesa libera si dedica la medaglia d’oro. «Io sono una pasticciona, ho cercato di essere una samurai. Mi sono costruita questa gara con concentrazione» spiega. E il pensiero va ovviamente a 4 anni fa, quando la Goggia era infortunata al ginocchio e si era «limitata» a ricoprire il ruolo di commentatrice tecnica.

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«Grazie a chi ha creduto in me, grazie a me stessa, alla Sofia indipendentemente dalla vittoria delle Olimpiadi, a quella bambina che a sei anni ha sognato di vincere sulle nevi di Foppolo, in quelle due piste e seggiovie, lì dove sognavo le Olimpiadi - ha detto con emozione -. Avevo sei anni e ora sono qui. Ci ho creduto, con grande concentrazione. Penso a quattro anni fa, all’infortunio al ginocchio, insieme anche a Michela Moioli, anche lei infortunata. Questa medaglia è il sogno che si realizza: la dedico a me, al Bel Paese. E chi ha sempre creduto in me».

«Ero così focalizzata sulle sensazioni che avevo avuto in superG, che la gioia che c’è in me non è ancora eruttata. Erano anni che cercavo questo modo di sciare. Lì ho capito che avrei potuto fare una grande discesa. Nella mia meditazione di ieri ho chiesto a me stessa di stare sulle mie gambe, di fare la mia discesa. Ho cercato di costruire questa gara e sono contenta di quello che ho assemblato, è un po’ la discesa della maturità. Quando ho superato la linea, è stato come se mi fossi tolta un peso dalle spalle. Ero arrivata al traguardo, cosa che con me non è mai garantita, ero felice di come avevo sciato».

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