Speranza: il calcio ultimo dei problemi
Aic: giocatori in campo con sicurezza

L’appuntamento di mercoledì è cruciale, se non decisivo. Il mondo del calcio (ma anche quello le tv che lo trasmettono) spera che arrivino segnali chiari dal super-vertice con il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, a ridosso dell’atteso consiglio dei Ministri, chiamato ad affrontare il tema della fase 2 dell’emergenza coronavirus nel Paese.

Fra l’incontro di martedì con le Federazioni e il Comitato esecutivo di giovedì, la Uefa potrebbe invece dare indicazioni sul calendario di Champions ed Europa League, decisa a portarle a termine anche se non ripartiranno i campionati. Scalda i motori la Bundesliga, che potrebbe tornare in campo il 9 maggio, quando la Liga punta a riprendere gli allenamenti per giocare a partire dal 5 giugno.

In Italia, la Serie A è ancora alle ipotesi, mentre in B e C è diffusa ormai la convinzione che la stagione sia finita. «Sono un grande appassionato di calcio ma, con più di 400 morti al giorno con sincerità, è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, su Radio Capital.

E le acque sono come al solito agitate all’interno della Serie A, fra correnti di favorevoli e contrari alla ripresa, in cui si scorrono e si intrecciano la preoccupazione per la salute, interessi economici e sportivi. Temendo di perdere ricavi, alcuni club vorrebbero proporre alle tv di prolungare di un anno i contratti facendo slittare il bando. Per ora non risulta dai broadcaster la richiesta di posticipare l’ultima rata della stagione, prevista per il primo maggio.

Alla vigilia dell’assemblea di Lega, otto società, alcune contrarie alla ripresa come Torino e Brescia e altre semplicemente perplesse, hanno sollevato tre quesiti alla Figc: sui contratti dei giocatori e gli accordi di mercato fra società, nel caso in cui la stagione prosegua oltre il 30 giugno; ma soprattutto sugli effetti giuridici su calciatori o club se il campionato si interrompesse nuovamente per un contagio. In sostanza chiederebbero una manleva di fronte a un «rischio incalcolabile».

Dopo il Consiglio che si è riunito nel pomeriggio, la Lega sta preparando un documento tecnico unitario. Intanto le tensioni sono arrivate fino alla Commissione medico scientifica della Federcalcio, da cui si è dimesso il responsabile sanitario del Torino, Rodolfo Tavana, in quota Serie A. Una scelta per «personali e professionali», ha spiegato all’Ansa Tavana. Il presidente Paolo Zeppilli gli avrebbe chiesto di ripensarci.

Secondo quanto hanno ricostruito più fonti, Tavana avrebbe condiviso il protocollo di sicurezza inviato dalla Commissione al governo con i colleghi di Serie A, e a quel punto si sarebbe aperto un dibattito acceso. Dubbi sul protocollo li ha espressi anche l’Aic, soprattutto perché non regola ancora partite e trasferimenti. Di fronte alle polemiche per l’alto numero di tamponi che sarebbero necessari, i calciatori hanno chiarito di voler tornare «al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori», ma anche «senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari».

Molto chiaro anche il commento del ministro per le Politiche giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora intervenuto a Tg2 : «Inevitabilmente il mondo del calcio deve ripartire, speriamo il prima possibile - ha aggiunto - ma nessuna riapertura si può dare per certa se non capiamo che esistono le condizioni nel Paese. Il 4 maggio è il giorno in cui l’Italia comincerà pian piano a ripartire, ma ora dobbiamo capire se il mondo del calcio potrà farlo subito. Valuterò con attenzione la possibilità che possano ricominciare gli allenamenti, ma anche se dovessero riprendere non sarà certa la ripresa delle partite. La Serie A non deve avere questa illusione».

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